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venerdì 23 settembre 2011

Le foto che amo - Norio Sugiura

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Il bondage è come l'alpinismo - di Xandra

Intervista rilasciata al settimanale "Gioia"

Martedì, 20 settembre 2011 13:03

Può essere pericoloso, o del tutto innocuo: dipende da come lo si fa. In un’intervista esclusiva a Gioia una “domina” molto nota nell’ambiente rivela le regole del gioco erotico che ha portato alla tragica fine della ragazza romana. Lei, che conosceva vittima e carnefice, consiglia “alle ventenni come Paola di aspettare”. E ai più maturi di sperimentare “con raziocinio e un po’ per volta. E alla fine viverla come un’esperienza sentimentale”

di Alessandra Di Pietro - Foto Zoe Vincenti

"Sì, ho conosciuto sia Paola che Soter", ammette pensosa Xandra, 37 anni, una “domina” molto nota nell’ambiente BDSM, acronimo che sta per Bondage, Dominazione, Sadismo/Sottomissione, Masochismo. È anche la sola animatrice di manettematte.org, la più grande community on line, coi suoi 35mila contatti, fonte attendibile di contenuti sadomaso.

Xandra allude a Paola Caputo, la ventiquattrenne leccese morta lo scorso 9 settembre durante un gioco erotico in un garage vicino Roma. E a Soter Mulè, l’uomo agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo. Questa è una delle rarissime interviste che la domina milanese rilascia, la prima, e unica, su questa vicenda. Su cui ha molte cose da dire.

Perché ha deciso di parlare di questa storia solo ora?
Era il caso di tacere per rispetto: è morta una ragazza, un uomo si è rovinato la vita e un’altra persona sta ancora molto male. Ma, soprattutto, non nutro alcun interesse nel giustificare, promuovere o rendere accettabile il sadomaso.

Come spiega ciò che è accaduto dentro a quel garage?
Ciò che facevano quelle tre persone non si chiama né BDSM né bondage. È una bravata finita in tragedia. Per imperizia, incoscienza, leggerezza. Avevano bevuto e fumato: avrebbero potuto terminare la serata ben prima, magari schiantandosi in macchina. Resta però una vicenda diversa da qualsiasi altra.


Che cosa la rende diversa?
Tutto il tempo che la vittima aveva trascorso di recente con persone che non le hanno giovato, in una grande città alienante. E l’incoscienza di Soter Mulè, che tra l’altro aveva anche raggiunto una certa fama come responsabile regionale dell’Associazione BDSM Italia.

Un’organizzazione nata nel 2008, che si propone di dare garanzie di qualità e sicurezza alla pratica.
Personalmente non condivido né le intenzioni né i mezzi di questa associazione e, come molti praticanti di sadomaso, ne ho preso le distanze.

Si propongono di decriminalizzare certe preferenze sessuali. Al momento considero anche il solo fatto di parlarne un insulto inaudito nei confronti di chi piange una ragazza scomparsa, peraltro in circostanze di difficile comprensione per il piccolo paese da cui Paola proveniva. Non mi risulta, comunque, che il sadomaso ludico sia un reato. È una pratica, non un’identità sessuale. L’omosessualità, al contrario, si è trovata a contrastare una discriminazione reale, che il sadomaso non conosce. Queste lobby sono prive di senso.

Che ne pensa della richiesta di rendere più visibili e “pubbliche” queste pratiche?
Sono fermamente contraria. Gli appassionati di BDSM praticano con serenità e discrezione in locali particolari oppure a casa. Finito il gioco, non vi è l’obbligo né la necessità di portarsi la frusta in ufficio o dichiarare ad altri quel che si fa. Ci sono troppe persone impreparate, che invece vengono attirate da una diffusione sempre più mercificata, esagerata.

Ci chiarisca una cosa: le pratiche BDSM sono effettivamente pericolose?
Tanto quanto l’alpinismo o un corso di uncinetto. Dipende da come lo si fa. Alcol e droghe possono essere fatali anche solo per chi, sotto il loro effetto, decida di farsi una doccia. Certo, sarei ipocrita se dicessi che non ci sono rischi. È un canale comunicativo preferenziale, profondo, tra due o più individui. Implica maturità, buonsenso, integrità. Non vedo quale particolare godimento se ne possa trarre se si è privi di lucidità.

L’esercizio del potere e il rispetto dei limiti concordati richiedono molta consapevolezza?
Richiedono una consapevolezza assoluta. Nel gioco di ruolo ci sono regole che vanno tassativamente rispettate e lasciano poco spazio al caso. Dalla parola di sicurezza per interrompere l’azione, alla precisazione, punto per punto, dei propri limiti.

Sta dicendo che vige un rapporto di parità anche nel gioco tra il sottomesso e il dominante?
In teoria, il gioco di ruolo non contempla parità: io comando, tu esegui. Ma la pratica è altro, il sottomesso, per esempio, può fermare una mistress inesperta che lo colpisce sulle reni oppure il dominante può costringere il sottomesso a lavare i piatti anche se quello non ne va matto.

I corsi aiutano davvero ad acquisire le tecniche giuste?
La commercializzazione può avere una sua utilità: è più sicuro farsi dominare da una professionista esperta che chieda 200 euro all’ora, piuttosto che dare la metà a una furbetta improvvisata, decisa a guadagnare molto denaro in poco tempo.

Nel caso del bondage però è necessario saper legare.
È fondamentale imparare come si fa, ma non attribuisco alcuna affidabilità a corsi aperti a chiunque e pubblicizzati di continuo. Il denaro snatura la genuinità di qualsiasi pratica sessuale: preferirei che tutto fosse fatto per passione, requisito essenziale per trasmettere agli altri la vera anima del sadomaso ludico e del bondage.

Internet ha moltiplicato la diffusione dei contenuti e dei contatti tra chi segue il BDSM: che cosa è cambiato?
Quando non c’era Internet, la paura di venire giudicati si trasformava in auto-tutela: c’era molta più prudenza. La rete ha dato l’opportunità di confrontarsi, ma ha moltiplicato di molto i numeri, abbassando la qualità umana e intellettuale delle persone coinvolte. Con l’ovvio aumento dei rischi.

È vero che sono interessati anche personaggi famosi?
(Sorride, ndr): qualcuno c’è, ma non sono migliaia e neanche centinaia. E nessuno è così fesso da rivelare con leggerezza la propria identità.

A una ventenne che ha inclinazioni sadomaso che cosa consiglierebbe?
In linea di massima di starne alla larga e di aspettare. Avere una buona sessualità è un requisito necessario ed è al tempo stesso un’ottima difesa. A vent’anni non hai di solito un’esperienza che ti permetta, per esempio, di riconoscere i tanti praticanti sessualmente inesperti, o quelli che nascondono carenze e frustrazioni dietro pratiche o feticci. A quelli più maturi, che hanno invece raggiunto una sessualità equilibrata e sono davvero interessati, consiglio di prendere il sadomasochismo ludico come un’avvincente, complessa e seria esperienza emotiva o sentimentale. Il cui fine sia anche conoscere meglio se stessi.

Volendo cominciare, come si fa?
Con calma. Non è l’unica forma di sesso possibile o godibile, è solo una delle tante varianti. E non è nemmeno merce di scambio o di competizione. C’è molto da leggere, per documentarsi e confrontarsi, solo così si capisce: magari l’idea di prendersi qualche sculacciata può eccitare qualcuno in teoria, ma risultare fastidiosa nella pratica. Quando si è veramente convinti, allora si può cominciare a sperimentare, ma con raziocinio e a piccole dosi. E soprattutto con persone affidabili e conosciute.

Altrimenti è molto meglio rimanere tranquilli sul divano a guardare la televisione.

http://www.manettematte.org/index.php/contenuti/39-news-ed-articoli/9527-il-bondage-e-come-lalpinismo.html

mercoledì 21 settembre 2011

Lo Shibari Il BDSM La pulizia dai bischeri.

E' solo una bozza resa pubblica, sarà soggetta a ulteriori modifiche che le scrivo quando ho un minutino di tempo 

Il problema della divulgazione e del messaggio.

1) quando tu scegli di fare corsi, di fare divulgazione sei pure responsabile del messaggio che dai. Certo è che non si può essere responsabili delle azioni dell'ultimo scemo che si presenta ma insomma cercare di fare arrivare nel modo giusto quello che si dice e si mostra è importante.
2) Ultimamente si è associata l'idea: nawashibari=bondange=bdsm. Sbagliato! Le corde sono un possibile mezzo e non è IL bdsm. Con le corde alle volte si gratifica la vista ma non più della pelle, del latex, delle catene delle scarpe, degli stivali. Ovviamente per quelli che amano altri generi di "abbigliamento" o di bondage appunto. Per fare un'esempio, posso "io" fare più bdsm guardandoti negli occhi che "tu", bravissimo nawashi (colui che lega, legatore), con 12 km di cordame diverso e colorato.

3) Il limite del legatore come il limite di ogni pratica. Saper legare non significa conoscerne i rischi. Per ogni conoscenza c'è un determinato livello. Se mi butto con il paracadute, prima di farlo l'istruttore mi prepara ad ogni possibile evenienza. Se non si apre fai così, se si annodano le corde fai cosà,  quando arrivi a terra fai così. La base per un lancio semplice. Quanto più tu complichi il lancio, tanto più devi avere conoscenze e strumenti adatti a gestirlo. Un altimetro sonoro ad esempio per i lanci di precisione che ti permetta di impostare le virate. Ovvio che alle volte tutto va male, non senti l'altimetro o succede qualcos'altro e fai la triste fine del povero Taricone. Così se non prendi tutte le precauzioni per quello che vai a fare, fai la fine della povera Paola. Colgo di nuovo l'occasione per un pensiero per entrambi. Capitano gli incidenti purtroppo. Non essendo un legatore penso che chi fa divulgazione dovrebbe trovare un modo di dare dei livelli di istruzione e possibilità a chiunque pratichi nawa shibari. Penso che chi frequenti un dojo di hojojutsu/nawajutsu puro, riceverà il kuy in base al suo grado di conoscenza come chiunque faccia qualsiasi altra arte marziale giapponese. E' importante che non vi siano apprendisti stregoni. Il "fai da te" è ammesso nelle arti marziali e ci puoi pure mettere del tuo, apportare novità e modifiche ma non da solo ed in base sempre al tuo grado di esperienza. Quante volte abbiamo valutato per anni magari un entrata di empi con rotazione per migliorarla se non nella forma nell'efficacia? Il maestro il diffusore DEVE poter guardare in faccia gli allievi e allievi alla fine si è tutti sempre.
4) Il bollino del bravo master. Chi è il bravo master? Colui che osa o chi osa senza cervello? E' un modo di dire, qualcuno alle volte si è offeso quando ho detto "usa il cervello", non è personale, è semplicemente: presta attenzione, ragionaci, riflettici.. etc etc. Se non osassimo non saremmo andati sulla luna e vivremmo ancora nelle caverne o nelle praterie dell'Africa. Abbiamo osato e ci siamo evoluti ma questo ha un prezzo. Nell'osare gli incidenti capitano anche quelli non voluti ma non me la sento di condannare a priori chi esperimenta una teoria razionale e ben argomentata con ogni possibile dettaglio valutato a pieno. Condanno invece immediatamente chi osa senza testa. Chi, come diceva Stefano Laforgia, guida senza cinture prima o poi si farà male. Esatto. Quelli sono da escludere, quelli non sono master o mistress sono solo imbecilli. Non tanto perché fanno cose che la gente non apprezza ma perché in genere usano te, coglione/a che ti presti fidandoti di lui/lei. Sei tu che ci rimetti. Si magari quello va dentro ti paga i danni ma poi i segni ed il loro peso li porti tu non loro. Nel dubbio di sicurezza un buon master deve fare SEMPRE un passo indietro. Senza nessun timore per la sicurezza può solo buttarsi giù da un ponte, possibilmente parecchio alto :P. Se uno schiavo o una slave ti chiedono cose che tu non sai gestire devi dire: NO, non lo so fare. Se ti chiedono di fargli qualcosa fuori di testa tu non devi farlo. In altre parola mi sono letteralmente rotto le @@ di sentirmi chiamare per chiedermi: "quello vuole che gli spenga una sigaretta su culo, poi come lo disinfetto? " Non solo me le sono rotte ma mi viene la voglia di infilarla a te la sigaretta accesa su per il culo, pardon, un cubano è più grosso. Sta gente.. VIA! cambino "mestiere". Che siano bellissimi, medi o brutti non importa. ARIA!
5) il bdsm è uno stato d'animo non una situazione. Non è una legatura. Il legame è sempre uno stato d'animo non è il ZI BUANA; BADRONE SONO AI DUOI BIEDI. E' chiara per tutti sta cosa si o no? La vostra partner che voi chiamate schiava è li per divertirsi con voi perché è voi che ha scelto e voi lei. E' una DONNA non un oggetto, diventa un oggetto perché c'è un legame perché c'è qualcosa di magico e più profondo di un amore normale. Se ne abusate, se non capite, se non c'è empatia ma solo piacere di fare allora scusate, il vostro posto è tra le lattine di bibita vuote non tra i sapiens. Quindi rispetto per se stessi, rispetto per il partner, rispetto per le cose che si fanno. SEMPRE, non quando cacchio ci fa comodo!

MDS

domenica 18 settembre 2011

Matrix - Shibari, breath control, bigotti e ignoranti e Stefano La Forgia.

Alessio Vinci, conduttore di Matrix
Stefano La Forgia, esperto in Kinbaku
Paola Perego
Enrico Ruggeri
Il 15 settembre è andata in onda una puntata di Matrix in cui si è discusso sui "giovani violenti". Visto il clamore dell'incidente di roma c'è stato inserito anche quello facendo così di ogni erba un fascio. Quello in effetti non è violenza. Non s'è trattato di pura violenza ma di inaudità "stupidità", passatemi il termine, riferita alla sottovalutazione dei rischi di un "gioco" di BREATH PLAY che con il bondage non ha niente a che vedere.
Da un paio d'anni mi sono scontrato, alle volte anche in modo duro con qualche collega proprio su alcuni aspetti del bdsm in generale e sul legare in particolare. E' difficile spesso da spiegare a chi magari s'è iscritto ad un corso di bondage o meglio di nawa-shibari come stanno le cose. A me sono voluti anni per comprendere la cultura orientale e altrettanti anni per padroneggiare le arti marziali. Richiede tempo e spesso si fanno i conti con apparenti contraddizioni difficilmente comprensibili nelle loro sfumature.

Qui a confronto non c'è solo il kinbaku ma una serie di problematiche culturali e di conoscenza di una "materia" altamente complessa. Andare a dire frasi del tipo: non capirò mai come si possa trovare piacere da certe situazioni dal dolore. State applicando delle tecniche di combattimento dei samurai, siete dei pazzi. Pur essendo in parte vero, è parallelamente l'opposto di quello che hanno fatto alcuni presunti nawashi quando si sono messi ad insegnare e a fare proseliti. Alla stesa base c'è una conoscenza assente o sbagliata nell'affrontare il tema. Ho cercato un po' di spiegarlo nel post precedente in risposta all'ennesima ignorantona che va su you tube parlando di shibari e facendo analogie con l'incidente di Roma.
Non si dovrebbe andare in tv impreparati, non si dovrebbe fare divulgazione impreparati, non si dovrebbe andare in giro ad offendere e denigrare le culture di altri paesi e d'altri popoli credendo di essere i portatori della verità. Cara Paola e caro enrico: scopate e vi divertite come dei bambini piccoli? Va bene, nessuno vi obbliga a cambiare ma non imponete il vostro credo a nessuno.

Tanto più sei un personaggio pubblico, tanto più i telespettatori o gli studenti o gli adepti o gli interessati, dipendono dai tuoi commenti. Si chiama autorità. Perché se dico una cosa qua sorgono subito dei dubbi mentre se lo faccio in un dojo no? Perché si capisce subito che è l'autorità all'interno del dojo. Mi sono messo una sola volta dalla parte dei Sensei durante il saluto ma è lo stesso. Stai nella fila sulla parte destra dove ci sono i dan. Vedono durante  le lezioni chi spiega e chi no. Vedono  durante il kumite chi rimane in piedi e chi no. Se c'è il sensei che ha tre o quattro dan, mi affronta e rimane in piedi meno di 30" i ragazzi capiscono senza spiegazioni. Così funzionano le cose. Quindi i ragazzi fanno alle corse per andare ascoltare lui quando ti insegna un kata o una tecnica di combattimento in luoghi stretti e con poco spazio e quello che invece quelle tecniche (meno pulite), le sa applicare.

I limiti della conoscenza.Intanto non si finisce imparare mai e quello che è vero oggi potrebbe essere non vero domani per avvenute nuove scoperte che cambiano diametralmente il punto di vista. In secondo luogo non è mai a camere stagne: so' legare ma non conosco gli effetti e gli infiniti modi di effettuare uno strangolamento. Significa, mi spiace dirlo mettere la basi per un incidente. Saper legare  e fare moderno kinbaku non deve far saltare a piè pari quello che era. Si può fare a determinate condizioni, come per tutto. Impari a fare un karada? Fai karada a iosa variali pure ma non ti avventurare in creazioni personali o in tecniche in cui non sei pratico e non ne conosci gli effetti. Attieniti a quello che t'hanno insegnato sopratutto se l'insegnante è valido. Se è un autodidatta, lascia perdere. Un conto è una creazione di una legatura nuova, un conto è padroneggiare una tecnica.  Un conto è confrontarsi con tre o quattro secoli d'esperienza tramandata, un conto è confrontarsi con l'ultimo bischero in vena di acrobazie. In altre parole: qualificazione.

Capendo l'evoluzione da lotta a bellezza è più facile dire no all'incoscienza o saper affrontare e creare nuove e spettacolari legature. Mentre in guerra vige la regola dell' "o tu o io" (quindi si fa come viene purché sia efficace), nel moderno kinbaku si fa solo se ci sono garanzie di sicurezza. Cerchiamo di capirsi una volta per tutte. Mentre in un combattimento è accettabile trasformare un nemico in tetraplegico pur di non averlo più come nemico, qui NO! NO! NO!
Per rendere visivo il tutto, lo scopo delle legature nella figura 1 non hanno lo stesso scopo che in quelle della figura 2 e che devono andare dalla sola bellezza al piacere ma MAI all'offesa, fisica o mentale che sia.

Condivisione della conoscenza che da modo di imparare è invece la divulgazione ma divulgazione "onesta". Io so' questo, mi risulta questo, tu che sai in merito? Certo è che se tu fai divulgazione dici ed affermi che i BONDAGER sono solo scozzesi femmine che lavorano nei campi a cottimo e che i legatori sono nawashi e ti rispondono cose del tipo "abbiamo coniato questo termine e ci va bene così quindi tu adattati o sei un cretino" vuol dire non aver capito nulla.

Il Rispetto e l'ampiezza di vedute.
Che significa "empi?": gomitata. Che significa "Mawashi-geri?": calcio circolare. Perché si dice sempre e comunque in giapponese e non in italiano o nella lingua del paese dove si pratica?  Per rispetto delle origini, perché se vado in Islanda e non conosco l'islandese, per lo meno i nomi delle cose sono uguali così come i nomi di animali, piante e funghi sono solo in latino. Rispetto per le origini significa anche rispetto per l'evoluzione dell'arte, per se stessi ed il prossimo. Quello che invece sia la Perego ed il Ruggeri nella trasmissione di Matrix è il dimostrarne poco. Capisco le difficoltà di Stefano. Le capisco assai e non si poteva far di meglio. Poco tempo e tutti contro. Difficile da fare qui, figuriamoci li. Pensano forse che i giapponesi siano tutti degli idioti ad usare le corde (per lo meno chi lo fa)? Forse loro non l'hanno mai fatto sulla lavatrice, in cucina, in auto, in ascensore, in camporella e pariteticamente hanno pensato ai rischi correlati? Sulla lavatrice potresti beccarti una scarica elettrica, sei sicuro che il tuo impianto elettrico sia a norma? In cucina ci potrebbe essere dell'unto sul pavimento, scivoli e batti una musata. In ascensore si potrebbero rompere le corde metalliche che lo sorreggono. Sei sicuro che l'eventuale sistema d'arresto funzioni? In camporella ti sdrai sull'erba, vieni morso da il ragnetto x a cui magari sei allergico e vai in shock anafilattico. Magari mentre ti sdrai c'è una vipera che non hai visto e sono guai che ti morde dove non batte sole. Assurdo? No. Diamo troppe cose per scontato nella quotidianità e non capiscono che anche le corde sono per alcuni quotidianità solo che chi le usa pensa a tutto quello che potrebbe succedere nell'usarle. Chi è l'ottuso? Credono forse che se stanno legati sia una costrizione? Se c'è, l'unico sano modo per realizzarla è che quella costrizione dia piacere, che sia consensuale e che non provochi danni. Se poi a te piacciono le lumache e me la bistecca perché tutti si devono adattare a te? Limitati. Parecchio limitati.

Le comunità inesistenti.
Ce ne sarebbe bisogno tanto. Tanto da levare di mezzo una grossa manica di pressapochisti. Ce ne sarebbe bisogno per dare una voce seria ad una collettività. Avremo delle risposte serie dal governo, qualunque esso sia? Con tutta probabilità no. Non è mia intenzione scendere in campo politico ma visti i risultati di quelli che si sono succeduti dalla "seconda repubblica" poi, ogni speranza pare vana. Sono solo impegnati a mantenere i loro privilegi così che nel caso fossero TUTTI spediti a casa potranno sempre contare con dei diritti acquisiti. Poi c'è la Chiesa Romana, loro che proteggono i loro preti pedofili e scomunicano o quasi chi divorzia. No non avremmo risposte ma cominceremo a fare sentire una voce, unica e collettiva. Potremmo dire con orgoglio: "Noi siamo in grado di far pulizia e siamo in grado di garantire un certo, apprezzabile grado si sicurezza". Per lo meno paritetico a chi magari fa agonistica in arti marziali.