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martedì 18 ottobre 2016

Il fiore reciso


Il fiore reciso

Sei così bella che sembri una stella,
Ma dietro al colore riveli il dolore,
Che porti sapiente a te chi si arrende.

L'immagine in viso del tuo falso sorriso,
Brutto, contorto, sì falso e distorto,
Dalle promesse e del tuo solo interesse.

In ogni pensiero che credevo sincero,
C'è invece il nonnulla, gran donna fasulla.
Dici e trascrivi i mendaci obiettivi,

Le immonde parole che dentro mi duole,
Il folle squallore del tuo disonore.
Amare e gioire, con te è morire.

Nei fiori incolori che porgi ai signori
Ce n'e solo uno, il resto, nessuno.
Di Narciso le chiome, e porta il tuo nome.

Tu odi al tuo ego, un bieco diniego,
Quasi un violino al conte Ugolino,
Che morse si forte i figli alla morte.

Un osceno retaggio, d'un uomo selvaggio.
Che poi non importa se per noi sei contorta.
Quello che conta è il suon della porta.

Sul cuore perduto di chi t'ha creduto.
Per secoli amore ha portato l'ardore,
Degli uomini arditi e spesso decisi.

A far trionfare l'amore solare.
Ma con te mestamente,
L'amore leale è roba bestiale.

Ed il tradimento, il gioco, il tormento,
Prendono il posto di quando sì posto,
La tua onestà è solo viltà.

Ti vedi regina e sei solo ferina.
Unà disumana che per la sua brama,
Riflette lo specchio di sporche marchette.

Sogghigni, sgrafigni le cose a te tese,
Dritto vassallo al tuo un cuor di metallo.
E spolpi l'essenza con tal prepotenza.

Un immondo vampiro, un mero respiro,
Succhiando vilmente vita alla gente,
Che tu sei la vuota, sei il niente.


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