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martedì 26 marzo 2019

L'appartenenza nel BDSM e nel vanilla

Vi riesce di leggere i miei scritti in modo tranquillo e sereno perché così sono pensati e buttati giù. Volevo fare un post sull'appartenenza e poi la fatturazione elettronica, le reti, i pc, i routers, la sicurezza e via cosi, hanno mandato a ramengo il tutto. Poi anche i geni di Google che dopo aver inventato un social con l'intento di monopolizzare anche quello e aver fatto fiasco, hanno deciso di togliere tutto.


Vabbè, eccoci qua.

Ieri sera dopo aver beccato l'ennesima narcisista sociopatica in un gruppo. Presa, sputtanata e fatta scappare, parlavo al telefono con l' "amica" Klita, di questa qua. Profili fake, un master che non esiste con tanto di altrettanto profilo creato da lei stessa e via così. La solita emme in rete che pensa di non essere mai sgamata. Tempo al tempo, prima di aprire bocca, abbiamo fatto le nostre ricerche e venerdì scorso si è svegliata con questo post nel gruppo pubblicato in contemporanea sulla mia pagina.

Non metterti mai tra il drago e la sua rabbia - W. Shakespeare.

"Ti sceglierà, ti disarmerà con le sue parole e ti controllerà con la sua presenza. Ti delizierà con la sua  (apparente) intelligenza e i suoi (mai realizzati) progetti. Ti farà star bene, ma dovrai sempre pagare il conto. Ti sorriderà e ci ingannerà e spaventerà con i suoi occhi. E quando avrà finito con te ti abbandonerà e porterà con se la innocenza e il tuo orgoglio. Ti troverai più triste, ma non più saggio/a e ti chiederai a lungo cosa è accaduto e hai sbagliato. E se un/a altro/a come lui/lei busserà alla tua porta, gli aprirai?" Robert Hare - Pscicopatia.

Nemmeno sotto tortura apro più. Anzi, si provi solo ad entrare che mordo e anche di brutto. La cosa patetica di questi campioni di intelligenza e assenza di sensibilità, morale e spesso anche limite di azione, è che in qualsiasi luogo nascano, qualsiasi lingua parlino o altro hanno tutti/e lo stesso modus operandi. Preso/a uno/a, li hai presi tutti.

A me piace servirle calde le reazioni alle palate e non fredde. Quando qualcuno prova a scappare è bene che si accorga con profondo rammarico che si è trovato/a intrappolato/a nella stessa gabbia che aveva creato per il prossimo. Bellino è. Strillano parole convulse oppure se ne stanno in quel silenzio muto che nessuna frase sarebbe accettabile. Il suono assordante del silenzio alle volte è migliore delle frasi stupide e vuote che sulle prime provano a rifilarti. Giustificazioni, scuse e il tentativo bislacco di accusare il prossimo di aver capito fischi per damigiane. Penoso.
Ognuno di noi è rimasto incastrato per lo meno in un/a narcisista patologico/a a vari livelli. Inevitabile le domande sul recente passato. Così che fare, parlare di appartenenza che alla fine è un doppio filo o passare direttamente da questo post? Al solito, un trait d'union.

Trovai  questa descrizione su un gruppo di bekinky  e mi ha lasciò un po' perplesso.

"L'Appartenenza, nel BDSM, è una condizione fondata sulla disciplina, la devozione e la sottomissione, in un rapporto sano, sicuro e consensuale. Appartenere significa "essere di proprietà", nonché soddisfare le proprie necessità e desideri di sottomissione, sottostando alle regole ed ai principi del rapporto stesso. Appartenere non significa doversi innamorare, nè dover essere amati, ma significa instaurare e vivere un rapporto di fiducia e stima, di complicità (e compatibilità) delle rispettive indole, di scoperta e comprensione delle reciproche propensioni nella sottomissione e Dominazione. Un rapporto di Appartenenza (di proprietà) esiste quando, prima di tutto, vengono soddisfatte queste condizioni (altrimenti si chiamerebbe in un altro modo).  Se per caso sboccerà l'amore è solo cosa del destino, non la finalità di un rapporto D/s. Se invece già amate il vostro Padrone o Padrona, è solo una vostra situazione personale, non il significato di Appartenere." 

Cosa ci incastra al momento l’appartenenza con il narcisismo? In realtà tanto. Si tratta sempre di visione delle cose e della vita. Così come la discussione con Klita è finita naturalmente in quest’ambito, così mi accingo a discuterne qui. Sia lo scritto sopra che gli articoli successivi trovati in rete non sono oggetto di critica, di denigrazione o cose del genere, sono semplicemente fonte di spunto. Ognuno è libero di avere la propria opinione, le sue aspirazioni, idee e desideri. Il tutto ovviamente fin quando il comportamento di qualcuno/a non mi prende pieno nei testicoli. Allora è un’altra storia. I pezzi successivi alla definizione di appartenenza o sue argomentazioni, le ho chiaramente trovate su google e le cito in ordine di restituzione (per non far torto a nessuno).

  1. Master Aton
  2. Schiava di MasterSem
  3. Blog “Scala di Cristallo”
  4. Orizzonti sconosciuti
  5. Desiderosamente
  6. Lettera 43 – Spiegazioni di Master Davide La Greca
  7. Bdsm Italia – Articolo di Stefano La Forgia
  8. Gabbia

Intanto se l'Appartenenza se fosse un rapporto basato sulla fiducia si chiamerebbe fiducia o i suoi sinonimi. Se fosse basato anche sulla stima, la medesima si chiamerebbe stima e i suoi sinonimi. Nell'appartenenza si può anche essere complici però ma di fatto l'appartenenza nel vocabolario italiano è riferita ad un partito politico, ad un luogo fisico o ad un possesso di cose non di persone. Le persone non possono essere possedute. Le persone nascono libere, vivono e muoiono da persone libere qualsiasi relazione essi decidano di intraprendere, bdsm o meno. Da tempo dico che la schiavitù è finita. Allora come definire l'appartenenza in campo sentimentale nella lingua che ci accomuna tutti, l'italiano senza che ogni emerito bischero se ne esca su ogni singola definizione con un: "per me l'appartenenza è..." mettendoci dentro di tutto dai sentimenti al bollino blu della barnana cisquita. Per chi non avesse capito ancora che relazione ci sia tra le affermazioni di questo genere ed il narcisismo, parlando dal mio personale punto di vista, queste denotano una totale assenza di sentimenti e di relazioni umane quasi trasportando nell'ottica del distacco o dei non sentimenti, la relazione che più umana e profonda forse non ci sarebbe nell'ambiente comune denominato "vanilla" se non in casi particolari.

In campo affettivo se parliamo di appartenenza le due spiegazioni migliori che ho trovato sono queste. "E’ quel vigore che si sente, se fai parte di qualcosa…". Sentirsi parte di è uno dei bisogni fondamentali di ogni essere umano..." link articolo completo

Ci sono inoltre due articoli molto belli, uno al sito https://www.facciunsalto.it/ di Basilio Milatos. Estratti (ma andatevi davvero a leggere il tutto): "..legami che non negano la libertà individuale, ma liberamente inducono a sentirsi di appartenere a qualcuno. Una scelta per cui non c’è altra scelta. È così e non può che essere così. Succede raramente nella vita. Sul piano intimo, profondo, con pochissime persone, qualche volta una sola. Quella che non bussa per entrare: arriva e la senti come fosse dentro da sempre.   Quella che cammina sul filo sottile del tutto e del niente: in un momento della vita senti di essere e avere poco o niente, poi arriva lei o lui, ti si mette accanto e improvvisamente sai di essere e avere tutto

L’appartenenza è la certezza che niente mai potrà separarvi veramente. Anche dopo mesi, anni, lustri che vi sarete separati.  Se ne infrangi le leggi non scritte, la nemesi non è indolore. L’appartenenza segna il sangue che sgorga quando la lama del tradimento o dell’abbandono squarcia il suo velo protettivo."

Ce n'é un altro in amore coniugale ma il sito è attualmente off line (25/03/2019).

"L’appartenenza è una parola derivata dal latino, composta da questi tre elementi: “ad”, “pars” e “tenere”, e significa : far parte, sentirsi parte di qualcuno o di qualcosa.

E’ un atteggiamento, con conseguente sentimento, che si trova in tutti i legami affettivi più intensi e più profondi, come quello materno e filiale, ma, in modo del tutto particolare, caratterizza il legame amoroso.  Nell’amore  infatti si attua un rapporto così intimo, un’unione all’amato così totalizzante,  da far percepire, come effetto, la indicibile, piacevole sensazione di esserne parte integrante e di essere così inseriti nell’altro da sentirsi da lui posseduti, come sua proprietà.
L’appartenenza è così la controparte del possesso, la condizione relativa ad un rapporto di proprietà di un bene di cui si ha tutto il diritto di disporre e di godere.
Proprietà e possesso, in questo caso, potrebbero ma non devono essere assolutamente confusi con lo stato di dominio, che comporta inevitabilmente la condizione frustrante e avvilente di dipendenza e di asservimento. L’appartenenza è ben altro che dipendenza, in quanto questa è essenzialmente tendenza a posizione passivo-recettiva, che può anche essere avulsa da qualsiasi rapporto di intimità."  · 
 ...
"Il sentimento di appartenenza così inteso si associa al processo di identificazione personale che nell’amore trova la vera relazione ontologicamente (o no), unificante.""

Il giochino che nel SM Appartenenza significa qualcos'altro e a seconda a chi domandi, ti darà una spiegazione diversa non in quello che sente ma sul significato intrinseco della parola, mica mi torna tanto. Significa distorcere la lingua che parliamo e portarla a seconda del proprio interesse o comodo o modo di pensare per attuare i propri scopi.

"Ti sceglierà, ti disarmerà con le sue parole e ti controllerà con la sua presenza. Ti delizierà con la sua  (apparente) intelligenza e i suoi (mai realizzati) progetti. Ti farà star bene, ma dovrai sempre pagare il conto. Ti sorriderà e ci ingannerà e spaventerà con i suoi occhi. E quando avrà finito con te ti abbandonerà e porterà con se la innocenza e il tuo orgoglio. Ti troverai più triste, ma non più saggio/a e ti chiederai a lungo cosa è accaduto e hai sbagliato. E se un/a altro/a come lui/lei busserà alla tua porta, gli aprirai?" Robert Hare - Pscicopatia.

Così mi chiede del passato e rivelo situazioni che non ho mai messo on line, non ne avevo mai parlato con nessuno e provo a far rileggere il tutto dall'ultima situazione vissuta. Confrontatela con le vostre.


"Non è quindi cosa di poco conto diagnosticare un individuo come psicopatico. Come per ogni disturbo psichiatrico, la diagnosi si fonda su una serie di sintomi che l'individuo presenta." R. Hare - Psicopatia.  Quindi prendete il tutto con le molle. Non essendo uno psichiatra o psicologo, il tutto non ha valenza scientifica ma si basa solo e non è poco, su test comportamentali scientifici per il riconoscimento della sociopatia universalmente riconosciuti. Personalmente sottoponendo la mia esperienza a chi di competenza. 


Rileggi bene (Klita): "Io ti appartengo? Ti prego, dimmelo ancora..." Ma come tutti i sentimenti devono andare nei due sensi. La mira narcisista è semplice in fondo "Vorrei sentirmi ancora tua, al centro del tuo mondo", il centro del mio o del/la abusato/a universo. La troia che gode ma allo stesso tempo la regina assoluta (o il re), di tutto quello che è la vita dell'altro/a (1 - egocentrismo),  sentire tutte le attenzioni addosso e non darne nessuna (2 - possesso, sei l'oggetto del suo piacere fintanto che ce ne trova uno). Perché in fondo è facile scrivere così dietro ad uno schermo e dirlo guardando negli occhi a cui è destinata.


Dal vivo invece c'era solo un io mi vergogno ad esternare i miei sentimenti. Alle volte non è necessario parlare. E' un gesto, un abbraccio, uno sguardo, una carezza, una stretta alle mani o intorno al corpo. Alle volte è buttare sul letto chi ami e semplicemente fare senza pensare a se stessi e passato magari quell'attimo intenso, unico, speciale che azzera la distanza, recuperare il rapporto D/S (SM), che in fondo ci lega e che non è altro che l'esaltazione portata al top di questi sentimenti. "Ne sarete dipendenti e mai sazi" (3 - assenza di appagamento, continua ricerca del piacere fisico), ed infatti non è la situazione che sazia, sono le persone, quel legame li. Se non provi niente, non senti niente. C'è la parte del linguaggio che non avviene con la bocca. L'idea di guardare negli occhi chi ti dice una bugia e capirla, è un errore comune. Il linguaggio è qualcosa di più complesso. Quando è vuoto manca di gestualità, è privo di una serie di movimenti del corpo che rafforzano in modo inconsapevole le idee ed i sentimenti. Parlare con le mani e/o il linguaggio del corpo ne avrete sentito parlare credo. Se è falso avrete prima di tutto un'assenza quasi totale della gestualità. (4 - falsità continua)

E non è un contatto fisico. E' la sensazione di unicità che da un rapporto. Un legame che supera le distanze e il tempo. Ovunque sei...

Il secondo chiesi di riscriverlo due volte, questa che vedete è la terza. C'è un benché minimo riferimento ad una sensazione che non sia il suo piacere? No (5 - Assenza palese di sensazioni, ripetuta, continua anche se richiesta come descrizione. Nessuno di voi ha mai chiesto all'altra cosa provasse o abbia sentito il bisogno di esprimerlo? Ecco, questi si limitano solo alla descrizione del piacere fisico). Alla fine è qualcosa scritto solo per adulare me e quello che son capace di fare (7 - adulazione). Quindi mi sfida ad usare gli oggetti che lei (o chi per lei), non sa usare che non trova riscontro a casa cercando di ottenere il massimo così se ne torna a casa a carponi. Ma io sono egoista un po', prendo tutto per me. Sono una slave. Il discorso non fa una grinza in effetti. Ma rimane il fatto che ogni piacere deve essere ricambiato, ogni diritto nasce sempre da un dovere (8 - niente doveri, solo diritti). Ti porta un regalo, due e te lo da con un sorriso. Qualcosa magari a cui tieni, un presente con le iniziali incise MDS che alla fine è solo adulazione ma tu la sbagli come attenzione ma che questa non è. Oppure pensi che sia qualcosa di diverso, di voler dire o fare qualcosa in più nell'intimità ma nulla. E tu sei li che dopo aver soddisfatto una nuova che vuole partecipare a degli incontri a tre senza metterci niente che sia anima e ad un orecchio mentre ti sta sdraiata sopra e sta godendo come una vacca e tu le dici: "Ti amo", tra il sentirlo ed il vedere che succede e niente. Buttata al vento. Non un girarsi con un'occhiata, né una risposta. Come se qualcuno avesse parlato al vento. Niente. Nessuna reazione così inevitabilmente ti domandi a chi cazzo ha spedito e scritto tutte quelle belle frasi o ha inviato una canzone dal testo e dal significato inequivoco, magari cantandoci su dopo aver chiamato (8 - Bugie continue. Certi che non siano verificabili nel breve periodo).

Però c'è un però. Io non ho niente da nascondere. Quello che mi mandano rimane li. Non ho un marito o una moglie a cui devo far sparire quello che ci si è detto. Ognuno rispetta l'altra. Ognuno ha i suoi contatti. In alcuni stati foto e film che spedisci sono di chi li ha avuti in regalo e ne ha pieno diritto di uso anche in internet. Semplicemente son cose regalate e donate e fine. Anche la legge italiana vieta la pubblicazione ma non ne annulla il possesso. Così mi son tenuto tutto, lei no e al momento che è passata dalla fase adulazione, alla fase negazione (9 - Fase negazionista), c'è rimasta di sasso. Così come la tipa a cui in fondo è dedicato il post ma i cui atteggiamenti sono gli stessi di fondo. Gli stessi di quello di Klita, gli stessi a cui è capitata un'altra ai vari Leonardo, Alberto, Stefano, Giovanni o ancora a Stefania, Gianna o Paola."La stessa parola è diversa se la usano due scritori differenti. Uno se la estrae dalle viscere. L'altro la tira fuori dalla tasca del cappotto". C. Pèguy A che scopo togliere il tutto anche l'introvabile dal mondo se non dai due partecipanti alla relazione altrimenti? Non ci sarebbe pericolo che venisse trovato da altri a meno che, uno dei due stesse per negare ogni cosa, prepararsi a prendere per il culo qualcun altro/a e quindi non vedersi dire dal/la precedente: che cazzo combini? O avvertire il/la successiva preda che sta finendo nelle grinfie di un narcisista. Marito o moglie compresi che da emeriti coglioni ancora non si sono accorti di essere costantemente manipolati. "Cambiare tutto per non cambiare niente" no? Negare di averlo mai fatto. ripulirsi la facciata, fare la famiglia felice, il singolo o la singola onesta e pura. Immacolata per non far capire al prossimo che se entri in un porcile rischi di sporcarti di meno. Raccontano quello che gli fa comodo ad uno/a e l'esatto contrario all'altro/a. Quelli più evoluti fanno fuori il precedente per evitare che vengano in contatto tra di loro o di doversi ricordare quale cazzata hanno raccontato e a chi (10 - Assenza di moralità, nessuna considerazione dei sentimenti altrui o delle loro azioni sugli altri).

Lo psicopatico è un ribelle, un individuo che trasgredisce con zelo quasi religioso i codici e le norme sociali prevalenti... un ribelle senza una causa, un agitatore senza un slogan, un rivoluzionario senza un programma. In altre parole la sua ribellione vuole raggiungere scopi che soddisfano solo lui/ei,; è incapaci di qualunque impegno che vada a vantaggio di altri. Tutti i suoi sforzi quale che sia la loro forma, rappresentano investimenti finalizzati a soddisfare le sue voglie e i suoi desideri immediati." Robert Lindner

All'epoca dicevo che lei viveva con un tale brasiliano di nome Slovo Embolos. Insomma ogni tanto partivano degli emboli ingiustificati. Cazzo vuole quella la. Quella maiala rossa che si crede chissà chi e bla, bla bla. Così, per nulla. Se una persona non ti piace perché ti sta antipatica, perché ci esci e le sorridi pure? (11 - cambi di umore repentini ed ingiustificati, alle volte anche molto spinti tanto da chiedersi perché una tale veemenza).

Eventuali meriti sono loro. I demeriti tutti degli altri che non tollerano manco come presenza, figuriamoci come possibili concorrenti. Lei o lui non sanno fare un cazzo. Dammi la ricetta del che glielo faccio io vedere come si fa. E anche il tutto internet o perché mai uno dovrebbe nascondere una cosa al/la compagna quando si tratta di lavoro di cui ne beneficiano entrambi? L'unica risposta coerente è che l'altro non sapesse assolutamente niente di niente e che il merito fosse suo. Non si spiegherebbe altrimenti il fammici parlare che così posso mettere giù testi e contenuti adeguati alla bisogna. Nulla ma per poi finire con me con un: ho imparato a guardarti sai? Per finire inevitabilmente nel nulla. Adesso tutto quanto è internet semplicemente non esiste più. Non c'è niente di niente, nemmeno un loghetto fatto da sola. Nulla. (12 - Progetti mai conclusi, mai portati a termine, frutto di una saccenza inconcludente. Un po' l'effetto Dunning-Kruger che da solo potrebbe anche non valere niente ma nel contesto...), per arrivare alla fase del: tu non esisti (13 - Fase sparizione). Non ci sei mai stato/a. Non sei mai esistito/a. Aspetti una telefonata, una chiamata, un messaggio o una spiegazione razionale, logica e umana che non ci sarà mai. Alle volte spariscono e basta. Alle volte provano a farti passare da scemo ed anzi stimolano la tua reazione per farti sentire perso/a. Non capire ed alla fine avere anche qualche reazione sopra le righe semplicemente con uno scopo finale: farti passare per colui/ei che è in torto e spesso ci riescono (14). Per quello che mi riguarda c'è anche una non chiara comprensione del proprio lavoro. Insomma le cose che non andavano erano quelle degli altri mentre era evidente che le cose che non andavano erano nel suo settore. La cosa si era ripetuta in modo ripetitivo. Opinione mia o no, è andata di fatto così (15/16 - Colpevolizzare gli altri per i propri errori, negare i propri). Ha messo più volte zizzania in modo molto astuto, riferendo o parlando di confidenze fatte da altri/e, ventilando inadeguatezza, cambiando opinione in modo repentino e negando di averlo mai fatto (17-18-19). Ho provato a fare il test, molto prima di pubblicarlo, sul sito e il tutto, astenendomi dalle domande dubbiose o i cui non ero sicuro e rispondendo si ai soli comportamenti ripetitivi fino a rimanere stupito del risultato. Quindi è semplice affidare un messaggio a parole non proprie. Ad una canzone, ad un aforisma, ad una emoji, a quello che si rimedia in rete. 
"Ora capisco che vuol dire
Averti accanto prima di dormire
Mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima" 
Semplicemente è che non si può scrivere di qualcosa che non si conosce, che non si sente. Al posto del cuore ha un ferro da stiro. Così, l'esempio che l'altra sera è uscito fuori: "E' come mettere la mano sul fuoco e non sentire niente?". Si è questo. Loro non sentono niente. Non sono vivi. Respirano, mangiano, scopano, si riproducono ma non sentono assolutamente niente. Nulla!

Le idee di reciprocità e di comprensione sono possono essere concepite in senso emotivo, egli conosce soltanto il significato delle parole.  V. Grant (The manacing Stranger) 

In un altro modo si potrebbe dire che è come se uno guardasse un semaforo. Tutti vedono la luce rossa, gialla e verde. Loro no. Sanno che il rosso è in alto. il giallo nel mezzo ed il verde in basso ma i colori non li vedono! Che c'è di male a dire la verità quando questa è semplice e banale e umana e che apparentemente non mette a rischio niente? Perché non dire al compagno/a questo me l'ha fatto tizio/a e si sta dimostrando anche amico/a di tutti noi? Quale spiegazione posso sinceramente dare a ciò che da qua mi pareva assurda e tutto mi porta ad una risposta sola. Che nessuno sapesse che avessi mai fatto qualcosa. Che fosse "merito" mio. Perché non far leggere chat di lavoro niente altro se non c'è niente da nascondere davvero e non c'era NIENTE da nascondere? Perché credo sia facile dire questo l'ho fatto io quando non è vero una sega, chi è dall'altra parte si fida e la da per scontata. Ecco, non fidatevi. Metteteli/e alla prova fintanto che se son stronzi/e verranno inevitabilmente a galla e vedrete se sono della pasta della principessa cattiva di Cenerentola (Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?), Oppure la figura del principe azzurro che è facile incarnare in un nobile con un regno ma che in realtà è solo un uomo ricco d'umanità in grado di vedere oltre l'apparenza dei vestiti e che la nobiltà vera è solo quella dell'anima.

In conclusione: l'appartenenza è e rimane un sentimento sia in campo vanilla che in campo BDSM. Qualcuno ci vede di meno giustamente perché la vista non è uguale per tutti. Per alcuni/e è semplicemente uno stato, un essere oggetto. Un qui pro quo fra il linguaggio italiano e quello che alcuni intendono. Alle volte nonstante tutto ci troviamo davanti a dei/lle sociopatici/che anche se non lo vogliamo. Con la mia piccola esperienza spero di avervi dato qualche piccolo strumento in più anche per sublimare cosa cercate in ambito SM. C'è chi si accontenta di essere cagna o Sir sempre e comunque e chi in cuor suo, sa che nonostante l'appellativo durante la session, è e rimane una regina o un re.