Come la mettereste se domattina qualcuno vi legasse ad un tavolo, vi facesse il popò completamente rosso a forza di sculaccioni e nel frattempo vi tratta quasi come un oggetto da usare, per poi scoparvi come più gli piace?
Ok, detta così sembra una specie di violenza o di abuso bello e buono. No, voi siete consenzienti, vi ci siete infilati da sole, avete fatto tutto quanto il possibile per esserci, avete pure concordato i limiti della cosa, avete valutato insieme a lui quali fossero i possibili rischi di quello che andate a fare ed avete preso tutte le vostre precauzioni possibili. Potete interrompere la cosa quando vi pare, potete mandare a fanculo il vostro partner, rivestirvi e sparire perché sta cosa proprio non vi piace.
Insomma, non solo è l'assoluta libertà ma anche un profondo desiderio di esserci e di viverlo senza farsi male.
Eppure potreste anche piangere. Magari il dolore alle chiappe è talmente forte che lo farete. Magari afferrandovi per i capelli e tirando mentre vi appella con gli aggettivi o nomi più degradanti possibili potreste piangere sia per il dolore che per l'umiliazione che in quel momento state subendo.
Perché non scappate?
In genere la cosa che più facilmente mi è successa è quella di avere alla fine di sentirmi appellare pariteticamente a come avevo fatto prima. Cose del tipo: sei un bastardo, sei uno stronzo etc ect ect ect. Il conseguente lancio di oggetti, è incluso nel trattamento: scarpe, vestiario vario, oggetti ed attrezzi presenti nella stanza e che sono serviti per vivere la session.
Ok, questa cosa l'avevo già affrontata ma adesso è in una chiave leggermente diversa. Non ho dubbi del perché si faccia bdsm per lo meno io che in qualche modo una risposta logica, umanamente e socialmente accettabile devo darmela. Non sarei capace di compiere un abuso, non in modo cosciente per lo meno.
Certo che se uno non si pone domande, vuol dire che non ha bisogno di risposte. Insomma fa tutto quello che gli piace semplicemente perché è così. Rimarrebbe però fuori l'empatia e senza questa, beh, ragazzi, siamo oggetti e manco animali che pur a diversi livelli non ne sono privi manco loro.
Sappiamo pure per certo che una donna che stia per subire una vera violenza sessuale, ha delle reazioni "simpatiche" e quindi non controllate, per cui si bagna lo stesso. Questa è una reazione del cervello che cosciente di quello che sta succedendo, cerca di "prevenire" abrasioni e danni peggiori.
Non è eccitazione. E' una vera e propria difesa.
Nel primo caso, la pulzella e dopo l'esperienza spesso ci pensa e dopo qualche giorno non solo ritorna, ma di queste situazioni ne cerca altre altrettanto "pazzesche" se così posso dire. Nel secondo caso si porterà dietro l'esperienza come un trauma da cui solo con molta fatica potrà uscirne.
E' un po' chiaro a tutti che non parliamo delle stessa cosa, che sono situazioni diametralmente opposte, che nel bdsm cerchiamo dei complici per soddisfare le proprie fantasie ed alle volte parliamo pure di simulare una violenza. La testa sa che pur essendo una scena realistica, si tratta di una finzione. Soggetti consenzienti che devono trovare piacere in accordo ed in sintonia.
Quello che seriamente mi domando è se sia possibile plagiare o influenzare una persona a vivere situazioni del genere credendo di essere libera di uscirne. Ok, non parlo di psicologia, di sistemi per manipolare la volontà attuati e messi in pratica in modo consapevole ma se questi stessi meccanismi entrino comunque in atto quando facciamo queste cose.
Quante ragazze e donne che sono state picchiate ed abusate da compagni abusatori e delinquenti troviamo in giro? Troppe e negli ultimi tempi sembra pure ancora di più ed il solo pensiero mi fa girare le budella. Bleah.
Anche se in questo caso parliamo di cose diverse eppure spesso un'abusata giustifica il comportamento del compagno anzi, è spesso talmente "plagiata" che si sente lei in colpa per non essersi comportata bene ed avere meritato quella punizione. Una sindrome di Stoccolma appunto.
Quello che mi chiedo e che ancora dopo trenta anni non ha avuto una risposta nella mia testa è proprio questa. Ci sono delle similitudini? E' possibile che l'idea di poter ola scena, sia la chiave per indorare la pillola ma che alla fine si tratti anche in modo inconsapevole per entrambi di una medesima situazione?
Questa cosa non è uscita a caso perché è altrettanto vero che difficilmente un/a sub, qualsiasi cosa subisca (pur rimanendo nell'ambito degli accordi presi), difficilmente pronuncerà la parola di sicurezza. Magari aspetta a fine sessione e ti dice: "cazzo mi hai fatto male" e poi ci si passa su che alla fine è piaciuto comunque ad entrambi e quel male, non definitivo.
Non so se mi sono ben spiegato perché l'argomento non è dei più semplici ma è il quanto. Concludo però con un pensiero che mi piace e che in qualche modo sublima questi dubbi.