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giovedì 23 giugno 2016

L'accondiscendenza

E' una cosa strana questa cosa qua.
Se si va a cercare il significato di accondiscenza, ecco che ne esce: condiscendenza, arrendevolezza, remissività, acquiescenza, indulgenza, tolleranza, docilità, bonarietà, mitezza.
Da http://dizionari.corriere.it/dizionario_sinonimi_contrari/A/accondiscendenza.shtml

Ed in modo più ampio:
Condiscendente, arrendevole
derivato di condiscendere, dal latino condescendere, composto da con e descendere discendere. Discendere insieme. Accondiscendente con qualcosa, o verso qualcosa, è chi non vi si oppone, chi non si erge a contrastarlo; infatti l'immagine etimologica è quella di un abbassarsi arrendevole. Un'immagine piena di grazia, lieve come il gesto di chinare il capo. Nei dizionari si legge che "accondiscendente" è fondamentalmente un sinonimo meno comune di "condiscendente" - ed in effetti il grosso del significato di queste due parole coincide (anche se non c'è da essere così sicuri su quale delle due parole sia più comune). Si potrebbe giustamente guardare a quel prefisso "a" come a un semplice rafforzativo; ma forse si può pensare che l'accondiscendenza, rispetto alla condiscendenza, connoti, meglio che l'arrendevolezza, l'inclinazione ad essere arrendevole.
La condiscendenza, ossia l'arrendevolezza, già di per sé è un'inclinazione ad arrendersi, e quindi la sfumatura notata sarebbe un'inclinazione ad un'inclinazione. Certo non è una sfumatura che cambia la vita; ma così come in matematica, nello studio di funzione, la derivata prima ci parla dell'inclinazione della tangente in un punto e la derivata seconda ci spiega la concavità della curva della funzione in quel punto, così notare una disposizione generale ad essere inclini all'arrendevolezza - l'accondiscendenza - ci spiega un'attitudine ulteriore rispetto all'inclinazione all'arrendevolezza in un certo singolo momento - la condiscendenza. "L'universo è scritto in lingua matematica", diceva Galileo. Cercare la differenza fra parole che potrebbero essere liquidate facilmente come sinonimi è importante: ciascuna parola ha il suo colore unico. Fermo restando che ciascuno potrebbe sentire la differenza fra "accondiscendere" e "condiscendere" in modo diverso: è praticamente una terra vergine, che sfugge allo studio.


Vi ricorda qualcosa? :D
Naaaaaaaaaaaaa!!! :)
Cosa c'è dal punto di vista di un/a top, qualcosa di migliore o di palesemente dimostrato di una chiara e manifesta accondiscendenza verso di lui/lei? Gentile, apparentemente sincero/a, aperto/a e molto disposto/a a capire e sorreggere il suo punto di vista. Se ci mettiamo poi che il tutto è condiviso e confortato da situazioni di letto molto spinte, è semplicemente il paradiso.
Giro come al solito la frittata altrimenti il caso è univoco e vediamo come l'accondiscendenza di un/a top verso un/a bottom, abbia altrettanto valore ed importanza. Il top vi mette a vostro agio, vi conforta e vi rende sicure/i di essere nel posto giusto. Accondiscendenza è molto vicina a protezione e a sicurezza perché non è contrario al vostro essere ma anzi lo esalta. Non importa che siate in sintonia con il vostro partner top; l'importante è che vi sentiate a vostro agio o e di conseguenza, abbassiate le difese.

Ebbene, l'accondiscendenza è il primo approccio del Narcisista. Lo fa per conquistare la vostra fiducia e passare le vostre barriere. Quando sarete sicuri di non temere nessun fatto eclatante o contrario allo svolgersi della vita quotidiana assieme, avrete la loro reazione. 

Chi è il narcisista perverso? E’una persona sorridente, spiritosa, premurosa. All'inizio sembra darsi molto da fare per il rapporto e incista in tal modo una dipendenza nella partner. Ma  alle prime tensioni che non lo vedono più al centro dell interesse della donna, svela i suoi veri difetti: presunzione, cecità  e sordità rispetto ai sentimenti altrui. Chi di noi può dire di non averne incontrato almeno uno. Cinzia Mammoliti, "I serial killer dell'anima." 

C'è un dato particolare. Come si discuteva qualche tempo fa con la tipa di legami (cercasi post indietro), agli albori della psicanalisi, una delle cure particolarmente indicate per curare le deviazioni psicologiche femminili, era provocare orgasmi. Credo che siano nati così i vibratori elettrici nel nostro mondo. E' solo da qualche anno che ci siamo guardati intorno. Vi siete mai letti "Tecnologia dell'orgasmo - Isteria, vibratori e soddisfazione sessuale delle donne" di Rachel P. Maines? Su Amazon sta a 12.90 e beh, fatelo. :)



"La ragione per cui l’adulazione non è spiacevole è che sebbene menzognera, dimostra come si sia abbastanza importanti, in un modo o nell’altro, da indurre le persone a mentire per conquistarsi la nostra amicizia: un problema loro". George Gordon Byron

C'è una bella descrizione trasversale in questo articolo: http://www.paoladanieli.com/lamica-letale-narcisismo-al-femminile/
"E’ una grandissima dama, stupenda prima donna capace di scene da gran duchessa e vera e propria regina del dramma. Tutto può essere tragedia, quel che conta davvero è la rappresentazione, che non deve mai essere scadente ma luccicante, inebriante, sconvolgente, attraente, seducente e incastonata di aggettivi e colpi di scena da far impallidire i detentori di mille pallide vite assolutamente non all’altezza della sua. E’ convinta di essere grande e unica, un essere speciale, profondamente invidiata, detentrice della verità. Esige continue prove d’amore e di riconoscimento e legge la realtà che le sta intorno, anche la più autentica, con machiavellica malizia. E’ impegnata in relazioni altamente conflittuali e continuamente rotte dalla lacerante ingratitudine e dalla cattiveria degli altri. Nelle relazioni affettive, la donna narcisista si comporta inizialmente come il suo collega narcisista perverso maschio. Realizza degli slanci pazzeschi, grandiosi e sorprendenti, delle azioni d’amore uniche. All’inizio di una relazione è avvolgente, generosissima e capace di adorazione e, mentre il maschio narcisista nella fase successiva si fa espulsivo e distruttivo, lei diventa profondamente invischiante e tenta di cambiarlo in tutte le sue caratteristiche essenziali, profondendo in lui un dilagante e pervasivo senso di inadeguatezza. Lui non è mai abbastanza e non fa mai abbastanza, certamente non è un uomo vero, non corrisponde a come dovrebbe essere e non corrisponde mai all’ideale di lei. A lei di lui non va bene nulla e la critica coinvolge tutti gli aspetti: il suo lavoro, la sua famiglia, il suo status. La relazione diventa un terremoto che ha come epicentro l’infelicità di lei dovuta all’inadeguatezza di lui e i tentativi del malcapitato di rispondere in maniera adattiva alle elevate richieste. E’ una relazione centrata su grandi eventi e grandi drammi: tradimenti, interruzioni e ricongiungimenti anche quando sembrava tutto altamente compromesso. Gli eventi della relazione, intensamente messi in scena da un regista di melodrammi o soap opera si concludono in lui che giura di cambiare e lei che concede il perdono, oppure lei che torna dopo aver giurato esattamente il contrario, salvo poi presentare il conto dell’insoddisfazione."

Nell'articolo de "Il mio psicologo" riporto invece:
"Qualsiasi incontro con un altro essere umano rappresenta un occasione, di arricchimento, confronto e crescita. Sono convinta che questi aspetti siano presenti anche nella relazione con il narcisista. Siamo attratti da una persona perché possiede delle qualità che ammiriamo e che ci mancano. Qualità che abbiamo bisogno di sviluppare e di integrare nella nostra personalità. Il narciso spesso è una persona brillante, professionalmente realizzata, che sa muoversi nel mondo. Chi sceglie un partner di questo genere ha spesso un forte bisogno di autoaffermazione di cui non è consapevole e che vive attraverso di lui ( per esempio una donna esprime il bisogno di avere successo e di essere ammirata diventando la moglie di un professionista affermato). Un altro aspetto dei narcisi che le vittime trovano affascinante è l’ approccio edonistico e autoindulgente che molti narcisisti hanno verso l’esistenza. Il narciso fa solo quello che gli piace, quando ha voglia e non si fa problemi a dire di no, diventando a volte irresponsabile."

Foto da Panoramio
A Firenze abbiamo un modo di dire "storico" che richiama alla mente Francesco Ferrucci e che ben si confà a definire il modus operandi dei narcisisti.
 "Siamo allì 2 d' Agosto, e ci troviamo a Calamec, ed intendiamo Fabrizio che marcia alla volta di costà: domattina, piacendo a Dio, marceremo alla volta del Montale; e ci bisognerà, a voler pascere la gente, sforzar qualche luogo, perché non troviamo corrispondenza di vettovaglia. Francesco Ferrucci general Commissario". »
Ferrucci il 3 agosto 1530 uscì in campo aperto e tentò un ultimo scontro per spezzare l'assedio in quella che divenne la battaglia di Gavinana. Il capo delle truppe imperiali Filiberto di Chalons venne ucciso nel combattimento da due colpi di archibugio, ma Ferrucci venne sopraffatto da forze preponderanti, rimase di nuovo ferito e con i pochi superstiti si arrese decretando la fine della battaglia. Fabrizio Maramaldo si fece condurre il prigioniero sulla piazza di Gavinana ed ordinò:
« Ammazzatelo chillo poltrone, per l'anima del tamburino quale impiccò a Volterra!. »
Poiché i soldati non osarono alzare le mani sul comandante fiorentino ferito, lo disarmò e contro tutte le regole della cavalleria si vendicò delle offese precedenti, ferendolo a sangue freddo e lasciandolo poi trucidare dai suoi soldati. Le cronache tra loro non concordano sul tipo di ferita inferta a Ferrucci, che viene indicata alternativamente al petto, o alla gola, o al viso, mentre tutte riportano che Francesco Ferrucci prima di spirare gli abbia rivolto con disprezzo le celebri parole: « Vile, tu uccidi un uomo morto! » o più fiorentinamente:  « Tu dai a un morto!. »
Lo storico Paolo Giovio (1483-1552), invece, descrisse in questi termini il dialogo tra Fabrizio Maramaldo e Francesco Ferrucci:
« “Poi il Ferruccio, così armato com’e gli era, fu menato dinanzi al Maramaldo. Allora il signor Fabrizio gli disse: pensasti tu mai quando crudelmente e contra l'usanza della guerra, tu impiccasti il mio tamburino a Volterra, dovermi venir nelle mani? Rispose egli: questa è una delle sorti che porta la guerra, la quale guerreggiando a te può ancora avvenire; ma quando anco tu m’ammazzi, non perciò né utile né onorata lode t’acquisterai della mia morte. Il signor Fabrizio tuttavia... gli fece cavare la celata e la corazza e gli passò la spada nella gola". » Fonte

Si è vero che impiccare un tamburino ad un albero che privo di armi n'aveva poco a che vedere con la cavalleria così come questa. Forse perché la storia ha qualche lato nascosto o perché è stata tramandata così che ha assunto la propria verità e assolutezza. Non sposta il solito punto di una virgola. "Uccidere" qualcuno inerme sopratutto nei sentimenti è lo scopo primario di un narcisista. Semplicemente non lo capiscono perché non li hanno. Vedono solo il comodo e non so come altro definirlo. A Firenze, il nome "Maramaldo" è bandito e anzi, nella storia ha assunto un significato particolare, quello di un aggettivo dispregiativo di un vigliacco nel modo più bieco ed abbietto. Infatti, "Sei un Maramaldo": "Uomo malvagio, spavaldo e prepotente soprattutto con i deboli, gli indifesi, gli sconfitti." Come per un'altra storia, anche Bischero ha la stessa "provenienza" storica legata a fatti reali.
Così questi soggetti, finito l'interesse per la persona a cui hanno dato così tanta accondiscendenza, si girano da un'altra parte seguendo altri obiettivi e per dirla sempre in storia: "Non ti curar di loro ma guarda e passa". Chi un giorno era importante o si sentiva tale, si trova ad essere la fonte di tanti o tutti degli altrui mali. Ecco quindi che siamo arrivati al: "Tu scendi" ti tutto un botto perché magari in quel momento danno più importanza all'auto da tenersi che alla pulzella da mantenere. In fondo di pulzelle se ne trovano a vagonate e gratis, le auto vanno pagate.

Da http://th.petsblog.it/
Da http://www.ilfattoquotidiano.it









Da
http://www.operaicontro.it/oldsite/affa.jpg


C'è qualcosa che mi sfugge si? :)
E di stamane che per lo meno l'ho vista oggi:
ABBANDONA IL CANE SULLA SORA-CASSINO, BECCATA DAI CARABINIERI








Ma la cosa bella è che spesso ci è stato stare lontano che tizio è geloso, che mastro non si sa che fa con le pulzelle, che il rispetto, le relazioni e poi, di nuovo: "Scendi cazzo, e chi ti conosce?"
O meglio ancora dal come stai, come ti senti, quando ci vediamo, mi manchi al: sono pieno/a di lavoro, ho portato il cane a fare una passeggiata, etc. etc. etc.. Notevole!!! :)
Luogo comune che un uomo e una donna non possano essere solo amici. Come no? Magari siamo due mosche bianche nun so ma è il quanto ed è bello ogni tanto una rimpatriata per una bistecca per poi inventarsi cazzate a cui il mondo abbocca come se fossero tutti dei persici.

"L’adulatore è un essere che non ha stima né degli altri, né di se stesso. Egli aspira soltanto ad accecare l’intelligenza dell’uomo, per poi fare di lui quello che vuole. È un ladro notturno che dapprima spegne la luce e poi incomincia a rubare". Denis Ivanovi? Fonvizin e nel 1700, ancora la psicanalisi non era stata inventata. :)

Sta di fatto che l'accondiscendenza è la prima cosa da temere. Le persone "sane" ti fanno sentire bene ma quando ti fanno sentire "troppo bene", qualcosa non va e mi pare un dato di fatto. Le alternative sono solo due: o sei davanti ad una persona seria, altruista e comprensiva quasi un'altra mosca bianca oppure sei di nuovo nella padella accuratamente mascherata che lo spiedo è troppo visibile.
Credo che tutto sto bordello e la spersonalizzazione narcisistica del partner, abbia avuto una spinta notevole dai mezzi e dalla mancata educazione e il saper gestire un troppo esagerato numero di sensazioni in qualità che in quantità. Come hai detto più volte, se fosse stato vicino, saresti andata a trovarlo per dargli una ginocchiata nei coglioni. Ok, magari poi non lo facevi ma andare a guardarlo nelle palle degli occhi si. E' facile trovare qualcuno qui. Se vai al bar del paese, sempre che ci sia un bar ed un paese, non puoi dire che fai bdsm e cerchi un/a partner. Qui si e ti rispondono in tanti. Troppi, ed arrivi a non capire più un cazzo. Morto un papa si fa un papa ed un cardinale. Ecco, qui di cardinali se ne fanno a centinaia. C'è la fila e pur di trombare si racconta qualsiasi cazzata.

"Sappiate che tutti gli adulatori vivono a spese di quelli che li ascoltano". Jean De La Fontaine. Nemmeno nel 1600!

Il mezzo non solo rende anonimi ma raggiunge un pubblico più vasto. Non c'è niente da fare se non guardare avanti e stare comunque con gli occhi bene aperti a che la cortesia, la gentilezza e il confronto tra due persone, non sia da subito accondiscendenza. Allora scappa, scappate, scappiamo che qui l'umanità non c'è o meglio c'è n'è troppa ma di quella che fa male e pure tanto. Mi viene in mente un'altra amica, stessa musica e la frase che mi ha colpito come un pugno: "Non mi scorderò mai come mi guardava". Già, hanno la capacità  di farti sentire unica, irripetibile. Il massimo della realizzazione ed un attimo dopo, l'inferno. A che serve tutto sto discorso alla fine?
Come tutto sto blog, a niente. Cazzo lo leggete a fare? :)

"La ragione per cui l’adulazione non è spiacevole è che sebbene menzognera, dimostra come si sia abbastanza importanti, in un modo o nell’altro, da indurre le persone a mentire per conquistarsi la nostra amicizia: un problema loro". George Gordon Byron

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