Cerca nel sito per parole chiave: inserisci argomento e cerca

sabato 28 aprile 2012

Zen-pensieri

Non c'è fuoco come la passione,
non c'è malattia come l'odio,
non c'è dolore come nella separazione, 
non c'è gioia come la pace.
e nessuna gioia come quella della libertà.
Buddha

martedì 24 aprile 2012

Prospettive, la vita, il giorno ed il domani.

C'era scritto anche nei venti aforismi zen quel famoso aforisma di Marcel Proust che così recità: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi." Avevo cercato di spiegarlo attraverso le spettacolari immagini dei telescopi spaziali in un vecchio post che per qualche ragione è rimasto piantato nel vecchio blog. C'è pure una vecchia storiella zen in cui due pesci che si vedono gettare il pane come cibo da un vecchio pensionato, credono che Dio sia proprio quel signore e che tutti i giorni, alla stessa ora e sulla stessa panchina si siede sbriciolando il pane del giorno prima.

La vista stessa è il viaggio, e siamo noi che decidiamo di rimanere pesce o di crescere. E' anche vero che la vita è spesso fatta di tristezze e di ricordi ma è anche vero che se questi non fossero importanti non sarebbero ricordi. Verrebbero semplicemente gettati in quel dimenticatoio che è la memoria inutile. Se si ricordano è perché hanno una qualche importanza nel bene e nel male e che segna la nostra vita. 
Hirokazu Kanazawa Sensei
E' come la visione del maestro (sensei o shi), nel Giappone data splendidamente da Hirokazu Kanazawa Sensei: " “Shi” (sensei,maestro), è un qualcosa che non posso dire di me. Io non posso dire: “io sono uno Shi”. Shi è qualcosa che gli altri possono dire di te. Lo rispetto il mio maestro, lo amo ed ecco che lui è il mio “Shi”. E’ qualcosa di diverso per tante persone. Qualsiasi cosa un maestro faccia, buona o non buona, lui è il mio spirito, il mio “Shi”, il mio maestro." Ecco, la vita è così, è il tuo maestro. Non importa che sia bella o brutta, ti insegna qualcosa. Puoi decidere di cambiarla, di affrontare la stessa cosa con diversi occhi e di cercare l'armonia con il tutto piuttosto che di guardare i piedi ed ogni singolo passo o di pensare a quanto durerà il viaggio e di renderlo stanco, svogliato ed interminabile. Oggi è un buon giorno per vivere. Accettare l'oggi, credere che oggi potrà succedere qualcosa di buono.
Alle volte mi chiedo del perché sia così strano anche il non parlare. Il non volere esprimere se stessi nascondendosi dietro il velo della paura. La paura è un sentimento e si può dominare. La paura ci frena, di pietrifica e ci fa inevitabilmente distruggere anche le cose belle. La paura porta alla non comunicazione, alla distruzione di ogni rapporto prima ancora che questo nasca. Farsi vincere dalla paura è come condannare a morte ogni bella cosa prima ancora che questa nasca. E' una vita a breve termine in cui si conosce quasi la data dell'ultimo respiro. Così la paura di esprimere i propri sentimenti non deve lasciarsi frenare da un inadeguato risultato. I sentimenti sfuggono alla ragione per loro stessa natura e sono difficilmente descrivibili oppure sono generati da una ingannevole illusione che ci ha fatto credere che quel che provavamo fosse ricambiato o che la persona a cui erano destinati, fosse davvero quella che pensavamo fosse. C'è un'altro aforisma che mi piace molto al quale spesso mi riferisco per cercare di capire quello che provo: "E' uno strano dolore morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai" (A. Baricco). Ecco, l'illusione di credere che la persona a cui il tuo sentimento non sia così fuorviante da non farmi dire domani: "cazzo, ma di chi mi sono innamorato"? Così è sufficiente conoscere, aprirsi un pezzettino alla volta nella speranza che prima o poi quella persona giusta arriverà perché arriverà. Di questo ne sono certo. Magari è dietro l'angolo, magari non te ne accorgi ma è li e l'unico modo in cui puoi ignorare anche l'unica persona giusta che la vita ti abbia messo davanti è quello di ignorarla o di negarti per paura di quello che potrebbe fare dei tuoi sentimenti. E' vero, se è quella sbagliata poi ci si rimane male ma la scelta è sempre la stessa: vivere, nel senso più alto e profondo del termine o morire prima ancora di essere sepolti.
Aggiungerò solo questi tre "insegnamenti" che spero faranno riflettere (di Myamoto Musashi Sensei):


  • Sia nella lotta e nella vita quotidiana dovrete  essere determinati e calmi. Affrontate la situazione senza tensioni ma non incautamente, il vostro spirito risoluto ed imparziale. Anche quando il vostro spirito è calmo non lasciate che il corpo si  rilassi, e quando il corpo è rilassato non lasciate che il vostro spirito lo segua.  Uno spirito elevato è debole e uno spirito basso è debole.
  • Si possono conoscere diecimila cose a partire dalla conoscenza profonda di una sola cosa.
  • Una conoscenza superficiale è più dannosa dell'ignoranza.


Dove uno spirito elevato è debole e uno spirito basso è debole. Nessuna contraddizione, la differenza è nella sostanza. L'apertura del proprio spirito a fondersi con gli altri, con la natura e l'essenza di tutte le cose ma pronti alla reazione in caso di pericolo, di minaccia o di "tradimento". Lo spirito basso sarà debole semplicemente perché si chiude in se come un bruco nel bozzolo senza mai poterne uscire.


venerdì 20 aprile 2012

Il nawashi ed il master

Due figure diverse che spesso sono messe sullo stesso piano ma che sullo stesso piano non sono. Partono da due punti di vista diversi e che sono legati dalla natura diversa e caratteriale dell'individuo.
Il nawashi lega spesso per bellezza. Lo fa per se. La sua valorizzazione è il suo lavoro delle corte ed ha bisogno di una bella modella. E' inutile presentare un piatto raffinato in una scodella di casa. La modella, l'ambiente, la perfezione del lavoro, sono tutti componenti che servono per appagare l'occhio non il contatto. Appendi qualcuna e probabilmente ce la potrai tenere non più di una mezz'ora. Vero, in quel lasso di tempo si fanno tante cose ma per cambiare posizione e non tagliare le corde ci vuole tempo. Questo è quindi in relazione alla complicatezza del lavoro che si è svolto. Slegare una manetta non è slegare un appendimento. Slegare un disegno di corde sul corpo, non è slegare un hishi fatto per la costrizione della gabbia toracica e per la simultanea stimolazione clitoridea. Non ci giriamo su. Il tempo non è ancora comprimibile. Il tempo scorre in una sola direzione, il tempo non ci consente di tornare indietro. Tanto più ci mettiamo a passare da una situazione all'altra, tanta più eccitazione perderemo in quel lasso di tempo. Questa non è un'opinione, è semplicemente un dato di fatto. Le legature semplici e veloci, sono pertanto importanti ad evitare perdite di tempo che un master e non un nawashi tiene sempre in considerazione.
Qualcuno giustamente dirà che il nawashi conosce bene l'uso delle corde e userà, nel caso, legature più semplici. Si, ribatto io, ma per imparare, per mostrare al mondo quello che sai fare, tu nawashi, sai quanti maroni hai spakkato alla povera pulzella che è li per sue sole ragioni possibili: o per mettersi in mostra alla fine delle legature o per darti un contentino. Nel mezzo ci sono dei vuoti che poco, se non niente, hanno a che vedere con una sequenza di eventi particolari che pongono due differenti soggetti al centro dell'attenzione durante un rapporto o un incontro: le corde e la loro bellezza o il piacere della tua compagna.

Personalmente, sapete come la penso. Metto al centro la seconda ma mi guardo volentieri chi fa questi bei lavori con altrettanto piacere di come fate voi. Poi chiaro, ci può essere il momento o la giornata in cui le foto sono gradite ed allora si può passare a qualcosa di particolare ma le due cose, per chiarezza, rimangono distinte.

domenica 15 aprile 2012

Haiku moderni, passione.


"Il vino inebriante delle tue labbra 
spumeggia al mio contatto
e la mia fantasia si desta a questo fuoco."

B.Bruno

martedì 10 aprile 2012

Cera o cioccolata - Il pro ed il contro

Già affrontato il discorso cioccolata anche se in modo superficiale, ne rifaccio un post.
Ovviamente NON vi dirò né come prepararla, né come usarla, né quali tecniche usare e quello che probabilmente carpirete dalle foto non sarà sufficiente. D'altra parte anche io ho i miei segreti ed alcuni li custodisco gelosamente.
Cioccolata in effetti è uguale a lust, lussuria. Pensiero erotico di per se per il piacere che da. E' un prodotto malleabile dai mille utilizzi.
Si può mangiare in tavolette e fusa o scaldata diventa anche piacere e benessere fisico.


Ci si può fare un bagno tonificante ed estetico oltre che olfattivo.

E dal bagno si può passare al letto senza troppe restrizioni o problemi di lavaggio qualsiasi sia la quantità usata.











Non crea croste da eventualmente levare con le dita od il frustino e come cioccolata edule, si può togliere anche con la bocca o la lingua ovunque essa sia.


Si presta a giochi anche semplici e rende il corpo più bello anche se di cioccolata.






Può essere usata a piccole dosi o a grandi senza nessuna controindicazione ed avere aggiunte di altri cibi slurposi, solidi o fluidi. Non graffia, anzi è una carezza di per se.


  Può essere colata calda addosso e maneggiata anche con le mani.


 Può essere introdotta negli orifizi dando piacere senza alcuna preclusione.



Mi sono dimenticato di qualcosa? ;)

MDS

Psicologia nel bdsm - per conoscersi meglio.


Adesso e per la prima volta sul blog mi spingo ad affrontare problematiche psicologiche ed evocative in modo serio, forse non comprensibile a tutti ed è proprio per questo timore che non l’avevo fatto prima. Ho scelto da tempo un linguaggio semplice, di facile comprensibilità, di “messaggi” visivi attraverso le fotografie e quando ho affrontato alcune pratiche o aspetti interiori, è stato solo con una voluta “superficialità” per lasciare agli altri un attimo di riflessione introspettiva e di analisi interiore.

Oggi vi espongo il mio pensiero, serio, profondo, logico e psicologico per quel che vale.

  
Abraxas
Mi rifaccio un po’ al dualismo Jungiano già espresso da Herman Hesse nel romanzo “Demian” del 1919: Demian aveva detto allora che possediamo bensì un Dio da noi venerato, ma egli rappresenta soltanto una metà del mondo arbitrariamente staccata (il mondo “chiaro”, ufficiale, lecito). Si deve però poter venerare il mondo intero e perciò o si deve avere un Dio che è anche diavolo o bisogna introdurre accanto al servizio divino anche un servizio diabolico. Ed ecco ora Abraxas, il Dio che era Dio e diavolo insieme” in cui non vi sono parti staccate ma luci ed ombre parti della stessa persona.”

Ritorno a dire con forza che questi concetti nel mondo occidentale, sono arrivati solo un secolo fa e che prima, a causa della forte influenza clerico-cattolica in ogni sua forma, aveva scisso per secoli il bene ed il male, il bianco ed il nero. Sei santo o peccatore ed in base a questo ed al comodo, ti giudichiamo e ti espelliamo dalla società se non nel senso stretto della parola o ti mettiamo al rogo direttamente in pubblica piazza. In oriente il “chi”, il bilanciamento delle due forze, positive e negative, albergano nello stesso individuo da millenni. E’ un concetto di base dove il chi, il bianco ed il nero, sono graficamente separati ma parte dello stesso cerchio.
Così in ognuno di noi vi è Abraxas in una funzione inscindibile. Abraxas è il “peccato” e la “santità”, quello che siamo, ovunque andiamo.

In due persone che si affacciano al bdsm, sarà semplice essere attratti da una bella legatura, da una bella fotografia, da una situazione eccitante, da uno o più orgasmi intensi, da piaceri “broibiti” dalla società moderna e da quella arcaica. Vero, alcune cose sono state sdoganate da tempo. Adesso vi sono i sexy shop dove si può acquistare ogni genere di attrezzatura per dare o darsi piacere che fino a qualche decina di anni fa, proprio non esistevano.

Però non esiste bdsm senza abbandono, non esiste bdsm senza legame ed il legame non è solo attrazione ma è anche e soprattutto fiducia. Una donna che ti apre le cosce e ti mostra la fica non è sesso, è mostrarti l’anima. Una donna che legata magari ad un tavolo viene percossa a cinghiate ti mette a disposizione il suo dolore fisico ma chiede protezione per il dolore dell’anima. Chi prende sputi in faccia, chi riceve offese, degradazione, umiliazione fisica chiede dietro la maschera della fisicità soprattutto rispetto interiore. Questo è il dualismo sempre presente nel bdsm o in qualsiasi atto di sadomasochismo. Il legame, la fiducia si forma se dietro ogni gesto c’è una dimostrazione di rispetto interiore accompagnato da un “non apparente” rispetto per il corpo e per la stessa anima. Non è una contraddizione. Le due cose vanno a completare i due aspetti delle nostre personalità.

Quindi seguito a sostenere che vi siano due modi di affrontare lo stesso gesto e che ogni passo debba essere seguito dalla giusta preparazione interiore. Lo so che è semplice legare una donna e fustigarla se in lei c'è fiducia. Il punto è solo questo: come provo, come valuto la profondità della sua di fiducia? Qualcuno potrà rispondere ma a che serve se è quello che vuole? Rispondo semplicemente che è questione di passi e rimane questione di crescita e di percorso assieme altrimenti non sono un master ma un dom che ti lego, faccio quello che mi pare, godiamo e ciao. Arrivederci alla prossima. Se mi definisco master la tua fiducia può semplicemente manifestarsi stando ferma da sola davanti ad un frustino, libera di fuggire in ogni momento se la situazione lo richiede e quando fiducia davvero c'è e che ti porta a quell'abbandono che cerchi e di cui mi faccio custode e guida, userò le corde.


Quando la “mia” psicologa-miss mi disse dietro ad una logica semplice, pratica, coerente e senza tanti fronzoli che una volta accertato che quello che fai da piacere, che quello che fai rispetta chi hai accanto in ogni suo aspetto di integrità, che quello che fai è una crescita comune dove sta il male o il divieto o il peccato? In effetti è questa la sostanza. Puoi fare “qualsiasi” cosa che ti viene per la testa se non dimentichi questi principi. Il resto è indottrinamento, è opinione legata ad un modello di società, a concetti e valori che si affermano nel tempo ma che spesso sono impregnati di religiosità bigotta. Per me non esiste il peccato. Non dovrebbe se credi in Dio e deve se credi in un Dio che parla attraverso una Chiesa o attraverso gli uomini spesso conducendoli alla follia.

D’altra parte anche lo stesso Jung venne influenzato dal suo viaggio in India del 1937. Troviamo le sue riflessioni sui Lingam, dei templi dello stato di Orissa nei sui scritti ma anche per questi, non possiamo prescindere dal contesto e le conoscenze storiche dell’epoca. Ci è stato detto tutto? Ha riportato davvero quello che pensava e quello che pensava è scevro da condizionamenti socio-politico-religiosi? Difficile. Difficile per tutti ma bisogna sforzarsi di farlo pare arrivare a individuare quello che per quanto più possibile, si avvicina alla verità. Un po’ come la meditazione nel “distacco” corporale buddista. Vedere le cose da fuori, senza condizionamenti, lasciando la mente aperta a nuove conoscenze, a nuove possibilità. Questa è la chiave della ricerca e del cammino assieme e da esseri umani, con la giusta e la dovuta dose di empatia anche con una bella, sana e coinvolgente dose d’amore e di passione reciproca.

E' chiaro che nessuno è disposto a dare la propria interiorità a chiunque. E' più facile dare il proprio corpo nella ricerca di ottenere qualcosa per lo spirito ed è spesso questa la ragione di tante delusioni affettive. Mentre il letto si fa con la tecnica, il sentimento si "tocca" solo con altri presupposti. L'apertura mentale ad accogliere qualcuno che per forza è diverso da te, l'accettazione di chi siamo per come siamo e per cosa ci piace anche nell'estremo. Il rispetto per l'altra persona che appunto, diversa da te, di sicuro interpreta quello che fai e per come glielo poni in modo diverso. Quante volte si sente dire: "scusa, ho sbagliato, non volevo?". Meglio parlare. Conoscersi. Accettabile all'inizio, quasi intollerabile dopo. Tenere presente che in ogni frustata, in ogni capezzolo ammolletato, in ogni strillo, in ogni avvolgimento con le corde c'è un gesto d'amore. "Riconoscere la vita in ogni respiro" ecco ;).