Non c'è fuoco come la passione,
non c'è malattia come l'odio,
non c'è dolore come nella separazione,
non c'è gioia come la pace.
e nessuna gioia come quella della libertà.
Buddha
Kinbaku, shibari, D/S, relazioni, pericoli stati d'animo, relazioni, pericoli, relazione e zen nel mondo BDSM o meglio, SM, sado-maso. blog I.
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| Hirokazu Kanazawa Sensei |
Alle volte mi chiedo del perché sia così strano anche il non parlare. Il non volere esprimere se stessi nascondendosi dietro il velo della paura. La paura è un sentimento e si può dominare. La paura ci frena, di pietrifica e ci fa inevitabilmente distruggere anche le cose belle. La paura porta alla non comunicazione, alla distruzione di ogni rapporto prima ancora che questo nasca. Farsi vincere dalla paura è come condannare a morte ogni bella cosa prima ancora che questa nasca. E' una vita a breve termine in cui si conosce quasi la data dell'ultimo respiro. Così la paura di esprimere i propri sentimenti non deve lasciarsi frenare da un inadeguato risultato. I sentimenti sfuggono alla ragione per loro stessa natura e sono difficilmente descrivibili oppure sono generati da una ingannevole illusione che ci ha fatto credere che quel che provavamo fosse ricambiato o che la persona a cui erano destinati, fosse davvero quella che pensavamo fosse. C'è un'altro aforisma che mi piace molto al quale spesso mi riferisco per cercare di capire quello che provo: "E' uno strano dolore morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai" (A. Baricco). Ecco, l'illusione di credere che la persona a cui il tuo sentimento non sia così fuorviante da non farmi dire domani: "cazzo, ma di chi mi sono innamorato"? Così è sufficiente conoscere, aprirsi un pezzettino alla volta nella speranza che prima o poi quella persona giusta arriverà perché arriverà. Di questo ne sono certo. Magari è dietro l'angolo, magari non te ne accorgi ma è li e l'unico modo in cui puoi ignorare anche l'unica persona giusta che la vita ti abbia messo davanti è quello di ignorarla o di negarti per paura di quello che potrebbe fare dei tuoi sentimenti. E' vero, se è quella sbagliata poi ci si rimane male ma la scelta è sempre la stessa: vivere, nel senso più alto e profondo del termine o morire prima ancora di essere sepolti.
Due figure diverse che spesso sono messe sullo stesso piano ma che sullo stesso piano non sono. Partono da due punti di vista diversi e che sono legati dalla natura diversa e caratteriale dell'individuo.
Il nawashi lega spesso per bellezza. Lo fa per se. La sua valorizzazione è il suo lavoro delle corte ed ha bisogno di una bella modella. E' inutile presentare un piatto raffinato in una scodella di casa. La modella, l'ambiente, la perfezione del lavoro, sono tutti componenti che servono per appagare l'occhio non il contatto. Appendi qualcuna e probabilmente ce la potrai tenere non più di una mezz'ora. Vero, in quel lasso di tempo si fanno tante cose ma per cambiare posizione e non tagliare le corde ci vuole tempo. Questo è quindi in relazione alla complicatezza del lavoro che si è svolto. Slegare una manetta non è slegare un appendimento. Slegare un disegno di corde sul corpo, non è slegare un hishi fatto per la costrizione della gabbia toracica e per la simultanea stimolazione clitoridea. Non ci giriamo su. Il tempo non è ancora comprimibile. Il tempo scorre in una sola direzione, il tempo non ci consente di tornare indietro. Tanto più ci mettiamo a passare da una situazione all'altra, tanta più eccitazione perderemo in quel lasso di tempo. Questa non è un'opinione, è semplicemente un dato di fatto. Le legature semplici e veloci, sono pertanto importanti ad evitare perdite di tempo che un master e non un nawashi tiene sempre in considerazione.


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| Abraxas |
D’altra parte anche lo stesso Jung venne influenzato dal suo viaggio in India del 1937. Troviamo le sue riflessioni sui Lingam, dei templi dello stato di Orissa nei sui scritti ma anche per questi, non possiamo prescindere dal contesto e le conoscenze storiche dell’epoca. Ci è stato detto tutto? Ha riportato davvero quello che pensava e quello che pensava è scevro da condizionamenti socio-politico-religiosi? Difficile. Difficile per tutti ma bisogna sforzarsi di farlo pare arrivare a individuare quello che per quanto più possibile, si avvicina alla verità. Un po’ come la meditazione nel “distacco” corporale buddista. Vedere le cose da fuori, senza condizionamenti, lasciando la mente aperta a nuove conoscenze, a nuove possibilità. Questa è la chiave della ricerca e del cammino assieme e da esseri umani, con la giusta e la dovuta dose di empatia anche con una bella, sana e coinvolgente dose d’amore e di passione reciproca.