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domenica 5 gennaio 2014

Ho bisogno di colore.


Ho bisogno di colore.
Quando sei giovane pensi di poter cambiare il mondo in meglio. Credi che la volontà possa praticamente tutto e poi ti accorgi che la maggior parte delle persone sono delle inutili teste di cazzo che pensano solo al proprio orticello e che vivono alle spalle del prossimo ed i loro espedienti sono spesso nascosti dietro simboli politici o religiosi.
I cambiamenti veri ed importanti dell'umanità sono dovuti al genio ed all'intuizione di pochi individui e che proporzionalmente possono quasi essere contati sulla punta delle dita.
Il risultato produce una costante ammantata di grigiore e che vale per la vita della maggioranza degli individui. Siamo tutti bandiere al vento dell'esistenza anche se alle volte non ci piace ammetterlo. I momenti veri di felicità sono pochi e fanno capolino come colori tra le 256 sfumature di grigio della vita.  Eppure credo che come un fungo che emerge dal sottofondo di un bosco autunnale questa felicità dipenda dalla nostra armonia interiore come il fungo ha bisogno delle giuste condizioni perché possa svilupparsi. 

Così vedo spesso presentare il bdsm in foto in bianco e nero e ne ero attratto. Danno quasi un'alone mistico alla situazione anche più estrema ma sono piatte. Più le guardi e più ti rendi conto che non c'è un balzo dal grigiore della vita di tutti i giorni. Il difficile in fondo è proprio questo, rendere la vita fatta di colori multiformi e dalle mille sfumature. Così perché aver paura a buttarsi se è questo il desiderio che spinge qualcuna qua?
Non è un pensiero particolare, non vorrei che qualcuno ci si immedesimasse ma è qualcosa che oggi sfiora la mente. Perché aver paura delle proprie emozioni? Qui non c'è paura, non c'è sopraffazione, non c'è abuso. Vero che bisogna usare prudenza ma la troppa prudenza diventa timidezza e la poca prudenza diventa irruenza e poca riflessione quindi pericolo. Nessuno vi obbliga, siete voi che vi spingete qua. Non c'è una regola nel vedersi o nel telefonarsi o nel fare o nel non fare ma dal comportamento si capisce quanta voglia, quanta sostanza ci sia nel desiderio di buttarsi.
Poi ognuno decide come meglio crede. E' per questo che il primo incontro è parte di quel caffè e di quella conoscenza che fa partire una storia. E' vero che dico di non pensarci, di non essere troppo attaccati a quel che succederà. Di venire qua per vedere Firenze e non per altro ma ognuno di noi sa che non è per Firenze che ci si incontra. Quello è parte del piano B se non va il piano A ed a meno di non essere ipocriti prima di tutto con se stessi, entrambi puntiamo alla "perfezione" del piano A. Il resto è non farsi illusioni. Il resto è solo un "pace, non è andata", senza rimanerci male.

Così torno a parlare di equilibrio nelle cose e di ruote senza andare a cercare se di nuovo avessi affrontato questo argomento visto l'assonnamento per le pappe notturne miciesche e le loro medicine.
Mi piace pensare alla circonferenza della ruota come la nostra dimensione. Distendendola per orizzontale, noi siamo il suo fulcro ed è da noi stessi che dipartono i raggi della medesima.
Ci vuole costanza perché vedersi è difficile.
Ci vuole uno spirito un po "bambinesco" altrimenti alla prima pecorina a fare la gatta ti senti stupida e ti rivesti e scappi a gambe levate, senza aver combinato un granché
Ci vuole una giusta dose di porcellaggine. Il bdsm è prima di tutto libertà di essere se stessi senza compromessi. Non importa quel che ci piace. L'importante è mettercela.
Ci vuole fiducia per dire a qualcuno chi siamo veramente senza nascondersi e siamo tutti umani. Ognuno ha le proprie pecche, i propri lati deboli, le proprie flessioni e se non si accetta questo, tutto il resto non avrebbe alcun senso.
Ci vuole coraggio di affrontare se stessi per conoscersi veramente e ci vuole il coraggio di esserci.
Ci vuole sapienza che è per tanti facile metterlo nel culo alla signorina o scoparla in bocca o fustigarla o quel che vi passa per la mente, il difficile è farlo facendola godere come una matta.
Ci vuole la testa per conoscerne i rischi e saperli affrontare, fare le cose nel modo giusto, significa anche non rischiare, qualsiasi cosa si faccia. D'altra parte vogliamo entrambi fare e rifare non "rompere" il "giocattolo" più bello che abbiamo nel cuore, in testa e tra le mani.
Ci vuole fantasia per fare i giochi che già si conoscono ed inventarne infiniti nuovi per piacersi e piacere di stare assieme.

Ci vuole la capacità di cambiare mentalità. Di poter credere che le stesse cose che si sono fatte per anni con il proprio compagno di vita, fatte in un altro modo e con la giusta predisposizione, hanno un altro sapore per intensità dello stesso piacere. Allo stesso modo, cose nuove e che spesso si dura fatica a credere, danno dei piaceri così forti che risultano incredibili quando semplicemente vengono proposte.
Ci vuole trasporto e abbandono, la capacità di riporre fiducia reciproca. Inutile pensare che c'è qualcuno che comanda e qualcuno che subisce. Siamo entrambi parte della stessa medaglia, senza l'uno, l'altra non avrebbe senso. Siamo qui per darci piacere reciprocamente non per prenderlo e basta.
Ci vuole passione e desiderio reciproco per incontrarsi per andare in fondo per viversi e vivere ogni attimo pieno di infinità.
Ci vuole infine la coscienza che i limiti di oggi non sono mai quelli di domani. Quello che oggi ci sembra assurdo, domani e dopo averlo vissuto, si vorrà ancora rivivere e scoprirne di nuovi.
Infine, ci vuole quell'accoppiata di aforismi che racchiudono il segreto della vita: "Il vero viaggio verso la scoperta non consiste nell'andare alla ricerca  di nuove terre, ma nel vedere con occhi nuovi" (M. Proust), ma che non avrebbe nessun senso senza "...conoscere l’Anima delle persone per ammirarne il volto" (Modigliani).
Ecco, questo è la nostra dimensione che si chiama equilibrio. Per ogni estremo, qualcosa che ci riporti a terra. Una frustata senza dolcezza avrebbe solo il senso della stupidità e della leggerezza mentre noi amiamo farci pervadere dal tutto.







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