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mercoledì 25 ottobre 2017

Essere vivi - Zen

Volevo scrivere di Weinstein e lo farò ma oggi ho letto questo e mi ha colpito profondamente. Ecco:
"Non c’è nessuna formula per definire il rischio. Per ciascuno di noi le aree di rischio, in qualsiasi momento della vita, sono differenti; il rischio di una persona può essere l’assuefazione di un’altra. Ma ci sono tre aree in cui il rischio può cambiare la qualità della nostra vita:

1. La volontà di essere più vulnerabili – di aprirsi, di esplorare i nostri meccanismi di difesa e di protezione, esponendo i nostri lati oscuri e segreti.

2. La volontà di vivere con un livello di onestà più alto – di onorare i nostri impegni e le nostre promesse e di condividere anche quando abbiamo paura.

3. La volontà di essere vivi – di affermare la nostra creatività e attraversare le paure, la vergogna, gli scoraggiamenti e le delusioni che si affacciano inevitabilmente ogni volta che corriamo il rischio di essere vivi e creativi.

In tutte queste aree non sono i risultati a essere importanti ma la volontà di mettere alla prova i nostri limiti, perché è questo che segnala alla nostra coscienza superiore che siamo pronti a entrare in un nuovo livello di consapevolezza. In tutte queste tre aree c’è inevitabilmente la paura[1].

Quando sopprimiamo ciò che conta decidiamo di restare a un livello leggermente diverso dal primitivo e dall’animalesco. Se ne vanno, quindi, la gioia, l’amor proprio, la gratitudine, la solidarietà, il buon senso e quella cosa un po’ fuori moda chiamata felicità." [2] Bello perché leggo ancora che in psicologia si professano valori di buona educazione mentale proprio del buddismo. E' un intreccio che si insegue fino dalla notte dei tempi alla fine. 


"Il miglior rapporto?  Quello in cui ci si ama più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro». No, non è la teoria di uno psicoanalista. È uno dei 18 precetti per la felicità del Dalai Lama. Che è arrivato – per via spirituale – alle stesse conclusioni di Freud & co.  «Una relazione sana è quella in cui i partner non si compensano a vicenda gli “squilibri”, ma sono entrambi consapevoli delle proprie necessità ed emozioni. Capaci di auto-nutrirsi. Non stanno nella coppia per “prendere” bensì per dare, ..." 

Però bisogna volerlo. Bisogna essere gli artefici del proprio cambiamento. Non è una roba da poco, è prendere coscienza di quello che siamo. CHI siamo e da li crescere. Rimane il fatto che il buon sesso si fa con l'istinto. A letto conta quello ma senza evoluzione interiore tutto si perderà al di fuori delle mura di quella stanza. La candela senza fiamma è solo cera, la fiamma senza candela non può esistere. E' cosi semplice in fondo.

Così richiamo alla mente questa bellissima canzone che sentivo da ragazzino con il primo mangianastri a cassette. E' pura poesia. Chiudete gli occhi e immaginatevela in ambiente SM. Non ci avevo mai fatto troppo caso fino ad oggi ma mi rendo conto che alla fine tutto quello che mi ha spinto a fare e dare è davvero questo. 


E ti prendo piano piano
Fino al punto dove muore
La tua voglia d'impazzire

(tu stasera mia)

E nel buio e nel silenzio
Le radici del tuo mondo
Danno origine al mio mondo

(tu e così sia)

Se adesso tutto mi crollasse addosso
Non me ne accorgerei.
Il gioco impazzito più dolce riprende.

I tuoi occhi mi sorridono stanchi
Luminosi mentre cerco i tuoi fianchi.
Le parole si fan quasi preghiera...

[1]AMANA, Thomas  Trobe. A tu per tu con la paura. Vincere le proprie paure per imparare ad amare. Feltrinelli, 2006, p. 195.
[2] L’accettazione della propria vulnerabilità come rito di passaggio nel superamento dei traumi relazionali. L'arte di salvarsi.

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