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sabato 2 luglio 2016

Sai icchè? Lo riposto. Ridotti ad una cosa 05/03/13 11:59


E' possibile che si riduca tutto a culo, fica, frusta, troia, porco, sbattimi e succhiamelo e che cortesia, dialogo e "umanità" siano così distanti dal modo di pensare di tante persone?
Sono io quello "sbagliato" o c'è qualcosa che non va in questo modo così superficiale e talmente asettico da risultare disgustoso ai miei occhi?

Un amico poco tempo fa mi fece notare come "cortesia" sia l'essenza del Giappone ed ovviamente, visto che non smetto mai di imparare, mi domando il perché di tutta questa ostentatezza quasi maniacale con un modo di fare che funziona esattamente all'incontrario del nostro. Così ho trovato on line questo piccolo racconto sulla cortesia in un blog di un italiano che ha deciso di vivere in quel paese.
Ecco il pezzo.

"Per la serie “brevi pillole”, quest’oggi parlo di cortesia giapponese. Argomento spinoso e contorto, che sicuramente non sono nemmeno in grado di affrontare, ma che nasconde un mondo di cui probabilmente si può anche evitare di sospettare l’esistenza. In pratica, tutta la cultura giapponese è centrata sul far sentire l’altro a proprio agio, eseguirne le volontà ed evitare l’imbarazzo, e da questi punti fondamentali si sviluppano una serie di comportamenti che potrebbero sembrare astrusi, ma che hanno una loro (perversa) logica dietro.
Esempio pratico: le porte dell’ascensore si stanno chiudendo, si intravede una signora che sta correndo verso l’ascensore, premo il tasto per evitare che si chiudano e la signora entra. Adesso arriva il quesito: cosa dirà la signora?

Io pensavo che potesse dire “arigatò” (cioè, grazie), ma ha in effetti detto “sumimasen” (cioè, scusa), ovviamente inchinandosi per esprimere il suo dispiacere. Dunque, al posto di ringraziarmi perché mi ero “sforzato”, ha preferito esprimere le sue scuse per avermi “costretto” a questo atto di cortesia verso di lei con il suo comportamento. Il che, a pensarci bene, è sì raffinato ma anche, in un certo senso, meno immediato, e richiede un po’di adattamento…

Ecco, io ho sempre pensato di avere un tipo di sensibilità giapponese per questo tipo di cose, ma ora vedo che ho ancora molto imparare…! Trovo affascinanti i mille piccoli accorgimenti che i giapponesi adottano come conseguenza naturale della loro filosofia di vita, come ad esempio il momento della consegna del resto (otsuri) nei negozi “tradizionali” (ad esempio, le catene commerciali di stile occidentale non lo adottano). La cassiera (o il cassiere, ma vedo che, a giudicare dalle proporzioni, qui è considerato come un lavoro da donne), prima di consegnarlo, conta le banconote che le hai dato ad alta voce, dicendoti quanto “ha ricevuto” (usando tra l’altro un verbo che vuol dire “ricevere dall’alto”, e che si usa per le grazie divine e cose del genere); poi ti annuncia ad alta voce il resto; poi conta il resto davanti ad i tuoi occhi ed infine, momento clou, mette il resto su un vassoietto (generalmente di lacca o di pelle) molto elegante e te lo porge inchinandosi. Ho chiesto alla mia “guida spirituale” di questo e lui mi ha detto “In fondo, il resto che il commerciante ti porge appartiene già a te, ed è nelle ‘mani sbagliate’; dunque, il minimo che possa fare per restituirti quanto ti spetta e possiede in maniera indebita è di porgertelo con il massimo del rispetto”. Inutile dire che non arrivo a queste sottigliezze.
Insomma, penso che questo non sia l’ultimo post sulla cortesia che scrivo, visto che ci sono spunti in abbondanza! Quindi, prima o poi, un altro ne capiterà, sempre se questo primo vi è piaciuto…
Mata ne!"

Ma c'è altro, da un'altra parte, un italiano che vive a Fukuoka che fa questa riflessione: "In Giappone e a contatto con i giapponesi ho capito che noi italiani non siamo più abituati alla “cortesia”, ad utilizzare con naturalezza, senza sentirci in qualche modo prostrati, parole come “grazie” o “scusa”. Tutto ciò non e’ per i giapponesi, come spesso si insinua in Occidente, soltanto una serie di formule vuote e di cortesia; sono invece strumenti “vivi”, desiderio “normale” e comune di un quieto vivere, di un’armonia spontanea, di un più facile e meno traumatico relazionarsi con l’altro da sé."


E questo mi torna. S'è perso l'anima delle cose e la bellezza di una relazione prima di conoscenza, poi di esplorazione ed infine anche di complicità che non necessariamente deve sfogare in un rapporto di sesso. Il piacere nasce dalle piccole cose, l'interesse per il dettaglio ed allora guardando in grande, troveremo il mondo più affascinante di come ci sembra a prima vista. Qualcuno potrà obbiettare che ho preso dei pezzi che mi sostengano e che sicuramente sono di parte e forse è pure così, ma rimane il fatto che qualcuno ci ha chiamati: "sapiens" e che alla fine significa solamente, sapiente, erudito, che conosce la ragione delle cose. Basta perché sia "uomo"?

Dotto ed erudito è anche un pc opportunamente istruito. Basta la conoscenza tecnica perché sia "homo sapiens"? Non credo proprio.

Allora il mascherarsi dietro ai silenzi, l'evitare il dialogo, il piacere dell'approfondimento e la socializzazione riducendo il tutto ad un mascherarsi dietro ad un bel corpo, ad una bella lingerie, alla spersonalizzazione di se attraverso un blog, un profilo di fb farlocco, un "quel che vi pare" che si può attuare in rete, basta a rendere fattibile una "storia"?
Per me è solo timore di se, di non sapersi relazionarsi che basta solamente un sono una troia, mi piace prenderlo nel culo, sono decisa, sono "spinta" e pure tanto manca di quella sostanza che ripeto, si chiama empatia. Il che non confondersi come ha fatto qualcuna, con la capacità di emozionarsi. L'empatia è decisamente qualcos'altro e che ci fa discernere spesso tra il bene ed il male, che rende possibile capire gli altri ed allo stesso modo, non trincerarsi dietro quello che è solo egoismo e semplicità sentimentale. Mi viene in mente quel prefetto donna di cui non ricordo il nome che fingeva di piangere sulle macerie del terremoto.



Ecco.

venerdì 1 luglio 2016

Simboli per praticanti cretini

Secondo post oggi per via di una novità.
C'è un nuovo simbolismo che gli amanti dei simbolismi si affretteranno subito ad adottare.
Eccolo qua.

Mi raccomando, quando comincerete a metterlo sui vostri profili, non dimenticate il prezzo che il mercato delle vacche si sta digitalizzando. Sinceramente mi piacerebbe che chi ha fatto sta cosa ci mettesse nome e cognome. Chissà che non gli diano un premio.

bushi - do / shotokan / sensei e spiritualità.

La via del guerriero. principi fondamentali di miglioramento interiore.

義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
仁, Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
礼, Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
忠義, Chugi: Dovere e Lealtà


Shotokan karate-do

la via della lotta a mani nude. nata nell'isola di okinawa quando ancora non era giapponese modificando ed ampliando tecniche di monaci shaolin da cui nacque prima il te-do.
Te mani
Do: via, percorso, strada, prima spirituale.
Kara: vuoto.
Nota: il senso del vuoto ha un enorme significato nei principi zen e nella via del karate-do. Un grande maestro diceva: un vaso è un vaso ma il senso del vaso è il vuoto all'interno del vaso. una ruota è tale per il vuoto al centro della ruota ed una casa è tale perché all'interno delle mura c'è un vuoto da riempire. Il senso spirituale traspare. Per raggiungere se stessi bisogna prima riuscire a fare il vuoto dentro di noi. Il vuoto non è l'assenza del tutto anzi è l'opportunità perché venga riempito con qualcosa di nobile, con la giusta spiritualità ed armonia. questa è via, questo è do. questo è quello che un sensei deve ispirare a costruire.

Principipi fondamentali dello shotokan

Niju kun
Il Karate comincia e finisce con il saluto. (一、空手は礼に初まり礼に終ることを忘るな 。)
Il Karate è mai attaccare per primi (Karate ni sente nashi), (二、空手に先手無し。).
Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia (三、空手は義の補け。).
Il Karate è prima di tutto capire se stessi e poi gli altri (四、先づ自己を知れ而して他を知れ。).
Nel Karate lo spirito viene prima; la tecnica è il fine ultimo (五、技術より心術。).
Il Karate è lealtà e spontaneità; sii sempre pronto a liberare la tua mente (六、心は放たん事を要す。).
Il Karate insegna che le avversità ci colpiscono quando si rinuncia (七、禍は懈怠に生ず。).
Il Karate non si vive solo nel dojo (八、道場のみの空手と思うな。).
Il Karate è per la vita (九、空手の修行は一生である。).
Lo spirito del Karate deve ispirare tutte le nostre azioni (十、凡ゆるものを空手化せ其処に妙味あり。).
Il Karate va tenuto vivo col fuoco dell'anima; è come l’acqua calda, necessita di calore costante o tornerà acqua fredda (十一、空手は湯の如く絶えず熱を与えざれば元の水に返る。).
Il Karate non è vincere, ma è l'idea di non perdere (十二、勝つ考えは持つな、負けぬ考えは必要。).
La vittoria giace nella tua abilità di saper distinguere i punti vulnerabili da quelli invulnerabili (十三、敵に因って転化せよ。).
Concentrazione e rilassamento devono trovare posto al momento giusto; muoviti e asseconda il tuo avversario (十四、戦は虚実の操縦如何にあり。).
Mani e piedi come spade (十五、人の手足を劔と思え。).
Pensare che tutto il mondo può esserti avversario (十六、男子門を出づれば百万の敵あり。).
La guardia ai principianti, la posizione naturale agli esperti (十七、構えは初心者に、あとは自然体。).
Il kata è perfezione dello stile, la sua applicazione è altra cosa (十八、型は正しく、実戦は別もの。).
Come l'arco, il praticante deve usare contrazione, espansione, velocità ed analogamente in armonia, rilassamento, concentrazione, lentezza (十九、力の強弱、体の伸縮、技の緩急を忘るな。).
Fai tendere lo spirito al livello più alto (二十、常に思念工夫せよ。).
Dojo kun
Hitotsu, Jinkaku Kansei ni Tsutomuru Koto - Prima di tutto, cerca di perfezionare il carattere
Hitotsu, Makoto no Michi o Mamoru Koto - Prima di tutto, percorri la via della sincerità
Hitotsu, Doryoku no Seishin o Yashinau Koto - Prima di tutto, rafforza instancabilmente lo spirito
Hitotsu, Reigi o Omonnzuru Koto - Prima di tutto, osserva un comportamento impeccabile
Hitotsu, Kekki no Yu o Imashimuru Koto - Prima di tutto, astieniti dalla violenza e acquisisci l'autocontrollo

Note aggiuntive su jutzu (arte, tecnica pura) e Do (via).

il kendo non si chiamava così anticamente  ma kenjutzu, così il ju (dolce) - jitzu, è diventato il ju-do e l'ai-ki-do. non è possibile affrontare un avversario (il pericolo) solo con la tecnica pura. senza spiritualità, senza la non mente, senza il vuoto ricostruito, senza rettitudine e disciplina siamo inevitabilmente destinati a perdere prima di tutto se stessi, poi il combattimento. Non mi sento francamente di scrivere qui un trattato sulla spiritualità, la tecnica, la disciplina, in altre parole la via ma solo indicarla nella speranza che ogni "allievo" trovi la sua per se stesso ed il giusto sensei.g

Bdsm e simboli. Alcune verità a confronto dal mio punto di vista.


Non voglio scrivere un trattato quindi cercherò di condensare il tutto nel minor spazio possibile. 
Comincio con i simboli
Yin-Yang
Cina: Yin-Yang: rappresenta la dualità dell'uomo, gli aspetti contrapposti presenti in ogni essere viventi. Il bene ed il male, la dualità della vita sessuale, l'energia cosmica.
Tomoe

"Il Tomoe è il simbolo della triplicità dell'energia cosmica nella religione shintoista del Giappone: derivato chiaramente dallo Yin e Yang, mostra un terzo segno spiraliforme che rappresenta l'universo, inteso come tutte le manifestazioni che scaturiscono dai due principi polari primordiali. Compongono questa triplicità i principi In e Yo, corrispondenti ai taoisti Yin e Yang, e una terza componente "energetico-materiale", chiamata in giapponese Musubi in cinese Yuan. ... segue".


Il trischele del bdsm
"ll trischele del BDSM. Ideato nel 1994 da un americano nel tentativo di dare a tutta la comunità un simbolo univoco (e non legato ad un particolare gruppo all'interno della comunità BDSM) sotto cui riconoscersi." segue. Qualcuno dirà: è un simbolo celtico millenario: capisco, solo che con il bdsm ci sta come la bistecca con la panna montata e che il triskel celtico è di altra forma e di altro significato. Tornando in epoche più antiche si passa poi direttamente alla spirale ma questa è un'altra storia.

Il triskele PROPRIO del BDSM racchiude: i colori di sfondo giallo, grigio o azzurro-metallo. Rappresentano comunque il metallo. Le braccia girano in senso orario. I Buchi, decisi e grandi, non pallini.

Io invece sottlineo: preso di sana pianta dallo shintoismo ed adattato nel tentativo di darsi una "certa rilevanza". D'altra parte sarebbe pure giusto affibbiarlo ai cinesi buddisti ma o ci si allaccia ad una cultura e si fa "western bondage", shibari o kinbaku, oppure si fa un bel frullatore e chi s'è visto s'è visto. Anche perché:

Triskele celtico.
Altra variante colorata

Stemma di una nobile
famiglia di Okinawa. Diventato
simbolo della scuola di
arti marziali
Suonatori di tamburo giapponesi
Variante incorretta

Triskele celtico.
BDSM
ma specificatamente GAY
Ministero dei trasporti USA



Variante di BDSM
SSC
Antico stemma italiano
Taegeuk, simbolo taoista

Possibile variante inglese
 Non essendoci nessun simbolo depositato si può in effetti cercare di fare un po' meno confusione. Magari cercando di non andare a meeting e raduni o feste con il simbolo sbagliato sulla maglietta, giacca o bandiera. Già che di bondager è pieno :P

Nell'ambito del sado maso poi, ci sono delle persone che vivono la loro "sessualità" ispirandosi ai romanzi di uno scrittore, tal Norman John che non vedendo abbastanza dominazione nel sado maso, inventa un mondo in cui per dirla breve l'uomo è un dio padrone e la donna la schiava sottomessa. Un pazzo da legare, ancora più pazzi chi seguono sto stile di vita tutto fantascientifico, assurdo ed estremo. Chi ne vuol sapere di più... 
su cooletto e su wikipedia  1 e 2, dove si trova pure la definizione di "Kajira", con un misto di ideogrammi cinesi, pronuncia giapponese e plurale latino.
... credo che il prossimo passo sarà quello di mettere frusta e manette in mano all'ape maia.

Ora se devo scegliere tra un opportunista americano che non trova di meglio che scopiazzare il tomoe, tra un altro pazzo americano che ha una visione personale del bdsm così estrema e folle che ci costruisce su una serie di romanzi e una cultura che mi arricchisce e che eleva me e chi "mi accompagna", non ho dubbi, passo allo zen. Ma non è mica finita qui. Suggerisco di leggere a tutti il romanzo: "Shogun" di cui fu fatto anche un serial a puntate, ma nel quale vennero "tagliate" tutte le situazioni di sesso e di rapporti descritti nel romanzo in modo storico e preciso.

Ci sono diversi modi per capire lo zen ed il ruolo della donna in giappone. Uno dei modi più semplici e farsi una cultura è quello di leggere qualche "haiku" (poesia breve), qui, sapere che la cultura e l'arte erano di dominio esclusivo delle Geisha, che vi erano donne guerriere come le kunnoichi, o di particolare mestiere come le Ama, o le donne samurai ("hana wa sakuragi, hito wa bushi" - tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero), ed infine che la discendenza in Giappone è data dal nome femminile non quello maschile.

Quindi qual'è il mio bdsm, quale sia il mio scopo, quale sia il mio/nostro viaggio ed il mio ruolo? Le risposte ci sono già. Un maestro zen forse direbbe, non ti resta altro che vederle ma visto che siamo in una civiltà occidentale dove si dura fatica a vedere e sentire quello che abbiamo sotto al naso, ecco la risposta.

Il mio bdsm è ricerca di armonia, di equilibrio interiore, equilibrio tra i ruoli, equilibrio nella dominazione. Il mio top sarebbe un rapporto alla pari in cui finalmente i ruoli si confondono ma non si separano. Il mio percorso è quello di cercare di essere migliore, di fornirti vie per esserlo altrettanto ma di lasciare a te la libertà di quello che vuoi diventare. Il mio bdsm è vita in ogni respiro, è un'ora di immenso, due ore di tutto dove 1+1=1.
C'è altro?, si c'è molto altro ma non è questo il posto in cui parlarne.



Si, questo è bushi-do, questo è zen, questo è bere "cha" da una tazza vuota, questo è sentire le rocce che crescono.

Fonti:
ricerche varie sugli dei e la cultura giapponese

giovedì 30 giugno 2016

Ho un sacco da fare


Si ancora tutto non funziona lo so ma ho un sacco da fare. Sono ancora dietro a papà. Però vicino alla ricorrenza qualche domanda me la faccio. Perché siete venute da me? Non sono bello. Si ok, come dico spesso non faccio tutto ma quello che faccio, visto che mi piace, in genere viene fuori straordinariamente bene ma di stronzi ne trovate quanti volete in giro. Bei fighi, frasi e atteggiamento impostato. E beh, ne vedo e ne sento tutti i giorni.
Perché siete venute da me, avete rebloggato e condiviso i miei posts, avete detto tutto ed il contrario di tutto. Mi ricordo un anno e mezzo fa quando successe un casino ad un'amico master che c'era una che diceva: "Eh, non è più  lo stesso". Solo che poi lei fece peggio visto che l'unica seria malattia che aveva era quella di non avere né anima, né stima di nessuno. Questo è un posto dove non dovrebbe esistere dolore. Alle volte le cose non vanno e anzi, spesso è così. Quello che mi rende sempre perplesso e che è veramente inconcepibile per me è la gratuità della cattiveria soprattutto quando galleggia in un mare di superficialità.

Da http://www.repstatic.it/
Eppure quello che ha reso grandi le persone nel corso del tempo è la capacità dell'uomo di soccorrere i suoi simili nei momenti di difficoltà. E' strano perché alla fine ci penso, ci sono spesso o sempre stato. Nei miei tempi, nei miei modi. Nel mio anche discutibile modo di fare ma mi son fatto in 4 ed anche in cinque eppure...
Bah, sono domande che rimarranno come al solito senza risposta. Andate a fanculo, tanto leggete e non capite :)
Psss, lo so che ancora non funziona ma non ho tempo per spostare il tutto. Google rifà fuori i vecchi files dopo 60 gg e ancora ha da correre. Non posso usare un FTP che qui non funziona. Abbiate pazienza. Ah, mi raccomando, NON AVVERTITE se NON TROVATE una pagina. In fondo, v'importa una sega :) .


Stasera per caso mi sono accorto che la piazza del comune di Radda in Chianti è dedicata a Francesco Ferrucci. Guarda un po'... :)

venerdì 24 giugno 2016

Psss

Psssss
Dimenticavo. Vedo e sento qualcuna.  Le cambiali in bianco sono finite da un pezzo. Per quelle passate:
NO COMMENT
per nessuna ragione al mondo.
Ieri il Regno Unito ha votato l'exit dalla UE. Capita a chi si è rotto le @@ di chiacchiere in un modo e fatti in un altro. Così è per rimanere sui fatti piacevoli,  il gatto per la Micia o insomma, per loro, è arrivato.
Ci siamo visti purtroppo di corsa ma è stato bello. Eccolo, il Re. Si chiama.... no, non ve lo dico. :)


giovedì 23 giugno 2016

L'accondiscendenza

E' una cosa strana questa cosa qua.
Se si va a cercare il significato di accondiscenza, ecco che ne esce: condiscendenza, arrendevolezza, remissività, acquiescenza, indulgenza, tolleranza, docilità, bonarietà, mitezza.
Da http://dizionari.corriere.it/dizionario_sinonimi_contrari/A/accondiscendenza.shtml

Ed in modo più ampio:
Condiscendente, arrendevole
derivato di condiscendere, dal latino condescendere, composto da con e descendere discendere. Discendere insieme. Accondiscendente con qualcosa, o verso qualcosa, è chi non vi si oppone, chi non si erge a contrastarlo; infatti l'immagine etimologica è quella di un abbassarsi arrendevole. Un'immagine piena di grazia, lieve come il gesto di chinare il capo. Nei dizionari si legge che "accondiscendente" è fondamentalmente un sinonimo meno comune di "condiscendente" - ed in effetti il grosso del significato di queste due parole coincide (anche se non c'è da essere così sicuri su quale delle due parole sia più comune). Si potrebbe giustamente guardare a quel prefisso "a" come a un semplice rafforzativo; ma forse si può pensare che l'accondiscendenza, rispetto alla condiscendenza, connoti, meglio che l'arrendevolezza, l'inclinazione ad essere arrendevole.
La condiscendenza, ossia l'arrendevolezza, già di per sé è un'inclinazione ad arrendersi, e quindi la sfumatura notata sarebbe un'inclinazione ad un'inclinazione. Certo non è una sfumatura che cambia la vita; ma così come in matematica, nello studio di funzione, la derivata prima ci parla dell'inclinazione della tangente in un punto e la derivata seconda ci spiega la concavità della curva della funzione in quel punto, così notare una disposizione generale ad essere inclini all'arrendevolezza - l'accondiscendenza - ci spiega un'attitudine ulteriore rispetto all'inclinazione all'arrendevolezza in un certo singolo momento - la condiscendenza. "L'universo è scritto in lingua matematica", diceva Galileo. Cercare la differenza fra parole che potrebbero essere liquidate facilmente come sinonimi è importante: ciascuna parola ha il suo colore unico. Fermo restando che ciascuno potrebbe sentire la differenza fra "accondiscendere" e "condiscendere" in modo diverso: è praticamente una terra vergine, che sfugge allo studio.


Vi ricorda qualcosa? :D
Naaaaaaaaaaaaa!!! :)
Cosa c'è dal punto di vista di un/a top, qualcosa di migliore o di palesemente dimostrato di una chiara e manifesta accondiscendenza verso di lui/lei? Gentile, apparentemente sincero/a, aperto/a e molto disposto/a a capire e sorreggere il suo punto di vista. Se ci mettiamo poi che il tutto è condiviso e confortato da situazioni di letto molto spinte, è semplicemente il paradiso.
Giro come al solito la frittata altrimenti il caso è univoco e vediamo come l'accondiscendenza di un/a top verso un/a bottom, abbia altrettanto valore ed importanza. Il top vi mette a vostro agio, vi conforta e vi rende sicure/i di essere nel posto giusto. Accondiscendenza è molto vicina a protezione e a sicurezza perché non è contrario al vostro essere ma anzi lo esalta. Non importa che siate in sintonia con il vostro partner top; l'importante è che vi sentiate a vostro agio o e di conseguenza, abbassiate le difese.

Ebbene, l'accondiscendenza è il primo approccio del Narcisista. Lo fa per conquistare la vostra fiducia e passare le vostre barriere. Quando sarete sicuri di non temere nessun fatto eclatante o contrario allo svolgersi della vita quotidiana assieme, avrete la loro reazione. 

Chi è il narcisista perverso? E’una persona sorridente, spiritosa, premurosa. All'inizio sembra darsi molto da fare per il rapporto e incista in tal modo una dipendenza nella partner. Ma  alle prime tensioni che non lo vedono più al centro dell interesse della donna, svela i suoi veri difetti: presunzione, cecità  e sordità rispetto ai sentimenti altrui. Chi di noi può dire di non averne incontrato almeno uno. Cinzia Mammoliti, "I serial killer dell'anima." 

C'è un dato particolare. Come si discuteva qualche tempo fa con la tipa di legami (cercasi post indietro), agli albori della psicanalisi, una delle cure particolarmente indicate per curare le deviazioni psicologiche femminili, era provocare orgasmi. Credo che siano nati così i vibratori elettrici nel nostro mondo. E' solo da qualche anno che ci siamo guardati intorno. Vi siete mai letti "Tecnologia dell'orgasmo - Isteria, vibratori e soddisfazione sessuale delle donne" di Rachel P. Maines? Su Amazon sta a 12.90 e beh, fatelo. :)



"La ragione per cui l’adulazione non è spiacevole è che sebbene menzognera, dimostra come si sia abbastanza importanti, in un modo o nell’altro, da indurre le persone a mentire per conquistarsi la nostra amicizia: un problema loro". George Gordon Byron

C'è una bella descrizione trasversale in questo articolo: http://www.paoladanieli.com/lamica-letale-narcisismo-al-femminile/
"E’ una grandissima dama, stupenda prima donna capace di scene da gran duchessa e vera e propria regina del dramma. Tutto può essere tragedia, quel che conta davvero è la rappresentazione, che non deve mai essere scadente ma luccicante, inebriante, sconvolgente, attraente, seducente e incastonata di aggettivi e colpi di scena da far impallidire i detentori di mille pallide vite assolutamente non all’altezza della sua. E’ convinta di essere grande e unica, un essere speciale, profondamente invidiata, detentrice della verità. Esige continue prove d’amore e di riconoscimento e legge la realtà che le sta intorno, anche la più autentica, con machiavellica malizia. E’ impegnata in relazioni altamente conflittuali e continuamente rotte dalla lacerante ingratitudine e dalla cattiveria degli altri. Nelle relazioni affettive, la donna narcisista si comporta inizialmente come il suo collega narcisista perverso maschio. Realizza degli slanci pazzeschi, grandiosi e sorprendenti, delle azioni d’amore uniche. All’inizio di una relazione è avvolgente, generosissima e capace di adorazione e, mentre il maschio narcisista nella fase successiva si fa espulsivo e distruttivo, lei diventa profondamente invischiante e tenta di cambiarlo in tutte le sue caratteristiche essenziali, profondendo in lui un dilagante e pervasivo senso di inadeguatezza. Lui non è mai abbastanza e non fa mai abbastanza, certamente non è un uomo vero, non corrisponde a come dovrebbe essere e non corrisponde mai all’ideale di lei. A lei di lui non va bene nulla e la critica coinvolge tutti gli aspetti: il suo lavoro, la sua famiglia, il suo status. La relazione diventa un terremoto che ha come epicentro l’infelicità di lei dovuta all’inadeguatezza di lui e i tentativi del malcapitato di rispondere in maniera adattiva alle elevate richieste. E’ una relazione centrata su grandi eventi e grandi drammi: tradimenti, interruzioni e ricongiungimenti anche quando sembrava tutto altamente compromesso. Gli eventi della relazione, intensamente messi in scena da un regista di melodrammi o soap opera si concludono in lui che giura di cambiare e lei che concede il perdono, oppure lei che torna dopo aver giurato esattamente il contrario, salvo poi presentare il conto dell’insoddisfazione."

Nell'articolo de "Il mio psicologo" riporto invece:
"Qualsiasi incontro con un altro essere umano rappresenta un occasione, di arricchimento, confronto e crescita. Sono convinta che questi aspetti siano presenti anche nella relazione con il narcisista. Siamo attratti da una persona perché possiede delle qualità che ammiriamo e che ci mancano. Qualità che abbiamo bisogno di sviluppare e di integrare nella nostra personalità. Il narciso spesso è una persona brillante, professionalmente realizzata, che sa muoversi nel mondo. Chi sceglie un partner di questo genere ha spesso un forte bisogno di autoaffermazione di cui non è consapevole e che vive attraverso di lui ( per esempio una donna esprime il bisogno di avere successo e di essere ammirata diventando la moglie di un professionista affermato). Un altro aspetto dei narcisi che le vittime trovano affascinante è l’ approccio edonistico e autoindulgente che molti narcisisti hanno verso l’esistenza. Il narciso fa solo quello che gli piace, quando ha voglia e non si fa problemi a dire di no, diventando a volte irresponsabile."

Foto da Panoramio
A Firenze abbiamo un modo di dire "storico" che richiama alla mente Francesco Ferrucci e che ben si confà a definire il modus operandi dei narcisisti.
 "Siamo allì 2 d' Agosto, e ci troviamo a Calamec, ed intendiamo Fabrizio che marcia alla volta di costà: domattina, piacendo a Dio, marceremo alla volta del Montale; e ci bisognerà, a voler pascere la gente, sforzar qualche luogo, perché non troviamo corrispondenza di vettovaglia. Francesco Ferrucci general Commissario". »
Ferrucci il 3 agosto 1530 uscì in campo aperto e tentò un ultimo scontro per spezzare l'assedio in quella che divenne la battaglia di Gavinana. Il capo delle truppe imperiali Filiberto di Chalons venne ucciso nel combattimento da due colpi di archibugio, ma Ferrucci venne sopraffatto da forze preponderanti, rimase di nuovo ferito e con i pochi superstiti si arrese decretando la fine della battaglia. Fabrizio Maramaldo si fece condurre il prigioniero sulla piazza di Gavinana ed ordinò:
« Ammazzatelo chillo poltrone, per l'anima del tamburino quale impiccò a Volterra!. »
Poiché i soldati non osarono alzare le mani sul comandante fiorentino ferito, lo disarmò e contro tutte le regole della cavalleria si vendicò delle offese precedenti, ferendolo a sangue freddo e lasciandolo poi trucidare dai suoi soldati. Le cronache tra loro non concordano sul tipo di ferita inferta a Ferrucci, che viene indicata alternativamente al petto, o alla gola, o al viso, mentre tutte riportano che Francesco Ferrucci prima di spirare gli abbia rivolto con disprezzo le celebri parole: « Vile, tu uccidi un uomo morto! » o più fiorentinamente:  « Tu dai a un morto!. »
Lo storico Paolo Giovio (1483-1552), invece, descrisse in questi termini il dialogo tra Fabrizio Maramaldo e Francesco Ferrucci:
« “Poi il Ferruccio, così armato com’e gli era, fu menato dinanzi al Maramaldo. Allora il signor Fabrizio gli disse: pensasti tu mai quando crudelmente e contra l'usanza della guerra, tu impiccasti il mio tamburino a Volterra, dovermi venir nelle mani? Rispose egli: questa è una delle sorti che porta la guerra, la quale guerreggiando a te può ancora avvenire; ma quando anco tu m’ammazzi, non perciò né utile né onorata lode t’acquisterai della mia morte. Il signor Fabrizio tuttavia... gli fece cavare la celata e la corazza e gli passò la spada nella gola". » Fonte

Si è vero che impiccare un tamburino ad un albero che privo di armi n'aveva poco a che vedere con la cavalleria così come questa. Forse perché la storia ha qualche lato nascosto o perché è stata tramandata così che ha assunto la propria verità e assolutezza. Non sposta il solito punto di una virgola. "Uccidere" qualcuno inerme sopratutto nei sentimenti è lo scopo primario di un narcisista. Semplicemente non lo capiscono perché non li hanno. Vedono solo il comodo e non so come altro definirlo. A Firenze, il nome "Maramaldo" è bandito e anzi, nella storia ha assunto un significato particolare, quello di un aggettivo dispregiativo di un vigliacco nel modo più bieco ed abbietto. Infatti, "Sei un Maramaldo": "Uomo malvagio, spavaldo e prepotente soprattutto con i deboli, gli indifesi, gli sconfitti." Come per un'altra storia, anche Bischero ha la stessa "provenienza" storica legata a fatti reali.
Così questi soggetti, finito l'interesse per la persona a cui hanno dato così tanta accondiscendenza, si girano da un'altra parte seguendo altri obiettivi e per dirla sempre in storia: "Non ti curar di loro ma guarda e passa". Chi un giorno era importante o si sentiva tale, si trova ad essere la fonte di tanti o tutti degli altrui mali. Ecco quindi che siamo arrivati al: "Tu scendi" ti tutto un botto perché magari in quel momento danno più importanza all'auto da tenersi che alla pulzella da mantenere. In fondo di pulzelle se ne trovano a vagonate e gratis, le auto vanno pagate.

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C'è qualcosa che mi sfugge si? :)
E di stamane che per lo meno l'ho vista oggi:
ABBANDONA IL CANE SULLA SORA-CASSINO, BECCATA DAI CARABINIERI








Ma la cosa bella è che spesso ci è stato stare lontano che tizio è geloso, che mastro non si sa che fa con le pulzelle, che il rispetto, le relazioni e poi, di nuovo: "Scendi cazzo, e chi ti conosce?"
O meglio ancora dal come stai, come ti senti, quando ci vediamo, mi manchi al: sono pieno/a di lavoro, ho portato il cane a fare una passeggiata, etc. etc. etc.. Notevole!!! :)
Luogo comune che un uomo e una donna non possano essere solo amici. Come no? Magari siamo due mosche bianche nun so ma è il quanto ed è bello ogni tanto una rimpatriata per una bistecca per poi inventarsi cazzate a cui il mondo abbocca come se fossero tutti dei persici.

"L’adulatore è un essere che non ha stima né degli altri, né di se stesso. Egli aspira soltanto ad accecare l’intelligenza dell’uomo, per poi fare di lui quello che vuole. È un ladro notturno che dapprima spegne la luce e poi incomincia a rubare". Denis Ivanovi? Fonvizin e nel 1700, ancora la psicanalisi non era stata inventata. :)

Sta di fatto che l'accondiscendenza è la prima cosa da temere. Le persone "sane" ti fanno sentire bene ma quando ti fanno sentire "troppo bene", qualcosa non va e mi pare un dato di fatto. Le alternative sono solo due: o sei davanti ad una persona seria, altruista e comprensiva quasi un'altra mosca bianca oppure sei di nuovo nella padella accuratamente mascherata che lo spiedo è troppo visibile.
Credo che tutto sto bordello e la spersonalizzazione narcisistica del partner, abbia avuto una spinta notevole dai mezzi e dalla mancata educazione e il saper gestire un troppo esagerato numero di sensazioni in qualità che in quantità. Come hai detto più volte, se fosse stato vicino, saresti andata a trovarlo per dargli una ginocchiata nei coglioni. Ok, magari poi non lo facevi ma andare a guardarlo nelle palle degli occhi si. E' facile trovare qualcuno qui. Se vai al bar del paese, sempre che ci sia un bar ed un paese, non puoi dire che fai bdsm e cerchi un/a partner. Qui si e ti rispondono in tanti. Troppi, ed arrivi a non capire più un cazzo. Morto un papa si fa un papa ed un cardinale. Ecco, qui di cardinali se ne fanno a centinaia. C'è la fila e pur di trombare si racconta qualsiasi cazzata.

"Sappiate che tutti gli adulatori vivono a spese di quelli che li ascoltano". Jean De La Fontaine. Nemmeno nel 1600!

Il mezzo non solo rende anonimi ma raggiunge un pubblico più vasto. Non c'è niente da fare se non guardare avanti e stare comunque con gli occhi bene aperti a che la cortesia, la gentilezza e il confronto tra due persone, non sia da subito accondiscendenza. Allora scappa, scappate, scappiamo che qui l'umanità non c'è o meglio c'è n'è troppa ma di quella che fa male e pure tanto. Mi viene in mente un'altra amica, stessa musica e la frase che mi ha colpito come un pugno: "Non mi scorderò mai come mi guardava". Già, hanno la capacità  di farti sentire unica, irripetibile. Il massimo della realizzazione ed un attimo dopo, l'inferno. A che serve tutto sto discorso alla fine?
Come tutto sto blog, a niente. Cazzo lo leggete a fare? :)

"La ragione per cui l’adulazione non è spiacevole è che sebbene menzognera, dimostra come si sia abbastanza importanti, in un modo o nell’altro, da indurre le persone a mentire per conquistarsi la nostra amicizia: un problema loro". George Gordon Byron